Liste d'attesa, la Cimo risponde al Tdm
"In Italia le liste d'attesa sono esattamente sovrapponibili, se non migliori, a quelle di molti altri Paesi della Comunità europea, basta informarsi nelle sedi competenti. Il Tribunale per i diritti del malato la smetta una volta per tutte di distorcere i fatti mescolando pretestuosamente l'attività istituzionale con quella libero professionale dei medici italiani".
Stefano Biasioli, presidente nazionale Cimo-Asmd, commenta così i dati diffusi oggi dal Tdm sulle liste d'attesa in Italia e, più in generale, sullo stato di salute del nostro Ssn. Biasioli etichetta i dati diffusi dal Tdm come "reprimende assolutamente immotivate, che vengono da un pulpito di chi è capace solo di criminalizzare gli effetti senza, al bisogno, affrontare il problema delle cause. Ancora un volta la Cimo ricorda al Tdm - scrive in una nota il presidente del sindacato - che i medici italiani garantiscono ai cittadini un numero di prestazioni ambulatoriali che è circa il triplo di quello assicurato dai vicini colleghi francesi ed è imparagonabile rispetto a quello assicurato istituzionalmente dal servizio sanitario inglese, dal Canada e dagli Usa. Non si può gettare questo tema in pasto agli 'squali' in periodo di campagna elettorale.
Il Tdm fa finta di dimenticarsi che la Federazione degli Ordini ha recentemente aperto un tavolo istituzionale sulle liste d'attesa: tutte le organizzazioni mediche erano presenti, mentre mancavano parecchie organizzazioni di tutela del malato. Perché?", domanda Biasioli. "I medici della Cimo e tutti i medici ospedalieri e distrettuali - prosegue Biasioli - sono stanchi di essere additati ingiustamente. E sono stufi perché non si ritengono assolutamente dei lavativi, perché lavativi non sono quei camici bianchi che garantiscono un miliardo e quattrocento milioni di prestazioni ambulatoriali ogni anno".
"La Cimo si augura che, a differenza di quanto fatto da Prodi-Turco, il prossimo Governo metta tra le priorità della propria agenda il problema delle prestazioni ambulatoriali codificandone non tanto le priorità quanto le tipologie e la loro cadenza temporale, alla luce non degli impossibili desideri del Tdm ma delle linee guida specialistiche, siano esse italiane, europee o americane.
E' tempo di passare dalle parole ai fatti - conclude il presidente Cimo-Asmd - e i fatti richiederebbero solo una cosa: una massiccia immissione di risorse umane ed economiche, se la scelta sarà quella di offrire ai cittadini italiani non l'attuale miliardo e quattrocento milioni di prestazioni, ma dai due ai quattro miliardi di prestazioni per ogni anno".
Pagina pubblicata il 18 marzo 2008