Peggiori le cure notturne?
Un infarto in piena notte? Anche se si viene soccorsi rapidamente e portati in ospedale in tempi record, si rischia comunque di trovarsi nel posto sbagliato e al momento sbagliato.Almeno negli Stati Uniti, come rivela uno studio americano pubblicato su 'Circulation', che ha monitorato strutture di tutto il Paese. In particolare, sembra che i pazienti ricoverati di giorno beneficino di un'assistenza più rapida e a 360 gradi, rispetto a quelli che arrivano di notte o nei giorni festivi.
Ma, secondo i ricercatori, queste differenze non sembrano influire sui tassi di decessi che si verificano in ospedale. Per capire se l'ora di arrivo del paziente in una struttura sanitaria potesse fare la differenza, il team di Hani Jneid del Massachussets General Hospital di Boston (Usa) ha esaminato i dati di 62.814 pazienti con attacco cardiaco, contenuti nel database dell'American Heart Association.
"Una potente fonte di ricerca, in pratica una sorta di registro clinico nazionale aggiornato, che include diversi tipi di ospedali, universitari e non, rurali e urbani, di tutti gli Stati Uniti", spiega Jneid. I ricercatori, in particolare, hanno esaminato le differenze nell'assistenza e nei tassi di mortalità in ospedale fra i pazienti con infarto ricoverati nel corso della settimana, dalle 7 alle 19.00, e quelli entrati nelle strutture di notte, nei fine settimana e nei giorni di vacanza.
Così si è visto che i secondi avevano il 7% in meno di possibilità di essere sottoposti ad angioplastica di emergenza (Pci) rispetto ai primi, e il 6% di subire un altro tipo di rivascolarizzazione di emergenza rispetto agli infartuati del turno diurno.
Pagina pubblicata il 21 aprile 2008