Smi contro delibere su generici
Medici di famiglia del Lazio sul piede di guerra. Il Sindacato dei medici italiani (Smi) ha infatti proclamato lo stato di agitazione della medicina convenzionata.Motivo della protesta: le due delibere regionali in materia di prescrizione dei farmaci generici, diventate operative il 7 maggio e legate ad una circolare applicativa che i medici hanno ricevuto, in via preliminare, giovedì 22. Circolare però non condivisa dallo Smi Lazio, perché "stravolge l'ambito della farmacologia clinica e limita le possibilità prescrittive e di cura del cittadino della regione".
Il provvedimento della Giunta laziale prevede l'introduzione di un 'codice di valorizzazione' con il quale il medico giustifica i motivi che lo hanno indotto alla prescrizione di un determinato farmaco 'griffato', anziché del generico corrispondente. Fra le motivazioni, ciascuna corrispondente a una lettera dell'alfabeto: la "documentata intolleranza (B), allergia e/o interazioni (C), inefficacia o non risposta (D) ai farmaci di cui è scaduta la copertura brevettale appartenenti alla stessa categoria omogenea".
E ancora: "particolari esigenze terapeutiche per pazienti a rischio" (E) o "pazienti in prosecuzione di terapia ospedale-territorio" (F). "Se l'obiettivo della Regione - sottolinea all'ADNKRONOS SALUTE Cristina Patrizi dello Smi Lazio - fosse quello di indirizzare verso la prescrizione esclusiva dei farmaci generici, ciò dovrebbe essere ottenuto mediante una chiara scelta politica, concordando una riedizione del prontuario regionale dei farmaci prescrivibili a totale carico del Ssr, e dandone ampia e motivata diffusione ai cittadini.
Per questo motivo, lo Smi tutelerà in tutte le sedi opportune i medici 'inibiti' nelle loro possibilità prescrittive, nonostante l'applicazione di correttezza deontologica e appropriatezza in relazione a scheda tecnica e note Aifa". Il Sindacato dei medici italiani propone quindi altre misure di accorgimento per contenere la spesa sanitaria regionale.
"Bisogna eliminare - conclude lo Smi - tutte le esternalizzazioni di attività a società private, soggetti terzi o cooperative rivalutando l'impatto economico della gestione amministrativa di tutte le aziende e della regione stessa".
Pagina pubblicata il 28 maggio 2008