Spesa farmaceutica, il Lazio fa demagogia
La Regione Lazio va nella direzione sbagliata, con provvedimenti che risulteranno inefficaci per la riduzione della spesa sanitaria e dannosi per il lavoro dei medici.La 'bacchettata' arriva dal Sindacato dei medici italiani (Smi), che in una nota interviene a sostegno dei medici di famiglia laziali, in stato di agitazione contro le delibere approvate dalla Regione sull'appropriatezza prescrittiva e sui farmaci a brevetto scaduto.
"Abbiamo bisogno di investire di più in sanità - spiega Maria Paola Volponi, responsabile nazionale Smi per la medicina generale - in modo da stare in linea con l'Europa e spendere meglio. Invece, tra gli amministratori regionali si è ormai affermata la convinzione che bisogna solo tagliare.
In Italia, è bene ricordarlo, il rapporto tra la spesa sanitaria e il Pil è dell'8%, mentre negli altri Paesi europei si attesta mediamente sul 10%. La nostra spesa farmaceutica è pressocché sotto controllo e incide molto poco, considerando che il nostro è un Paese con una popolazione sempre più anziana e quindi con tante cronicità.
Per raschiare il fondo del barile, non si può mettere a rischio l'appropriatezza delle cure e la salute dei cittadini. Questa è pura miopia. E le conseguenze sono iniziative come quelle del Lazio, dove i 'contabili' della Regione di fatto invadono territori che non sono di loro competenza, cioè le scelte prescrittive dei medici sui farmaci.
Oltretutto sotto la minaccia di duri controlli e pesanti sanzioni. Invece di scaricare il peso di queste scelte sui medici - prosegue - sarebbe stato più giusto affrontare il problema alla radice.
Come hanno ampiamente spiegato i dirigenti regionali del sindacato, se la classe politica volesse davvero aggredire la spesa farmaceutica, sarebbe sufficiente la sorveglianza in merito alla corretta applicazione delle note Aifa sia a livello territoriale sia a livello ospedaliero".
Pagina pubblicata il 29 maggio 2008