Italia avara nel finanziare la Ricerca
Trecento milioni in più per la ricerca Italia avara, anzi avarissima, quando si tratta di finanziare l'università e la ricerca.
Il monito arriva dal Cun, il Consiglio universitario nazionale, che ieri ha presentato a Roma il convegno 'Università e sistema Paese: per un governo partecipato dello sviluppo', al via da domani nella Capitale.
"Al sistema universitario italiano - dice Paolo Rossi, consigliere del Cun e docente di fisica all'università di Pisa - arriva circa lo 0,8% del Pil. Per cercare di avvicinarci alla media Ocse, ferma all'1,1%, proponiamo di stanziare per l'università 300 milioni di euro in più ogni anno per un quinquennio, e altrettanto per la ricerca". Un 'passettino' che servirebbe, sostiene Rossi, "almeno a non far collassare il sistema, ma a garantirgli una sopravvivenza in attesa di tempi migliori".
A stupire è la sproporzione degli sforzi italiani rispetto a quelli messi in campo da altre nazioni che competono con noi sullo scenario internazionale. "La Francia - prosegue Rossi - metterà sul piatto circa 15 miliardi in 5 anni. Più o meno lo stesso la Germania. E perfino la Romania, che non può vantare certo il Pil italiano - commenta sarcastico il professore di fisica - negli ultimi 3 anni ha stanziato un miliardo di euro in più. Come se l'Italia ne stanziasse 100".
In questo periodo si parla anche dell'introduzione di un sistema di valutazione delle Università in base al quale dosare l'erogazione dei finanziamenti. Riguardo a questo punto il presidente del Cun Andrea Lenzi ha spiegato: "Noi vogliamo un sistema di valutazione. Ma che sia ragionato. La politica deve decidere quale, tenendo conto che l'università è un sistema strategico potentissimo, che nessuno vuole uccidere".
In attesa che si concretizzi il sistema di valutazione dell'Anvur (l'Agenzia nazionale per la valutazione del sistema universitario e della ricerca) "ci vuole qualcos'altro per non lasciare buchi di indirizzo". E ancora, sottolinea il Cun "la competizione tra le università non è una corsa di cavalli o un Gran premio automobilistico. Dunque va amministrata per non penalizzare l'intero sistema. Mettere gli atenei gli uni contro gli altri sarebbe un grave errore".
Quanto poi al volto dell'Agenzia di valutazione, quando prenderà realmente forma, il Cun auspica che si tratti "di un ente veramente terzo, sia rispetto alle università che alla politica. E non la mano armata del ministro", conclude.
Pagina pubblicata il 22 giugno 2008