Sanità territoriale da riformare
Ambulatori intasati, in aumento i malati cronici e i pazienti con difficoltà a pagare il ticket, ancora la 'piaga' delle lunghe liste d'attesa. E' il quadro che emerge da una ricerca del Centro studi di Fimmg (Federazione italiana dei medici di famiglia) e Swg, che sarà discussa durante il 63esimo Congresso nazionale Fimmg a Villasimius (Cagliari) dal 6 al 12 ottobre.La medicina generale è un servizio "intasato": parola del 60% dei medici, che visita fino a 40 pazienti al giorno in studio. E' in aumento la fragilità sanitaria e sociale: ben il 96,9% dei camici bianchi ha malati cronici fra i suoi assistiti e l'80% segnala la crescente difficoltà dei pazienti a pagare il ticket. Si rilevano, infine, le solite carenze nei servizi del Ssn, come liste d'attesa troppo lunghe per il 94,6% dei medici e il 67,2% dei pazienti. I medici di famiglia e i loro pazienti sono favorevoli a una riforma della medicina generale, che vada verso la creazione di reti assistenziali. "E' in gioco - sottolinea il segretario nazionale Fimmg, Giacomo Milillo - la sostenibilità del sistema sanitario pubblico, il peso assistenziale usura i medici di famiglia che non potranno sostenere il futuro in assenza di interventi di riforma".
"E' evidente - prosegue Milillo - che oggi il sistema tiene grazie all'impegno personale del medico di famiglia di fronte alla carenza di risorse e strumenti e di un'organizzazione complessiva. Oggi siamo di fronte a un elevato aumento della fragilità sociale e sanitaria (con la prevalenza di malati cronici e con diversi disagi, psicologici e di tipo economico), che accentua enormemente il peso del carico assistenziale. E il medico di famiglia è solo, vista la bassa efficienza dei servizi del Ssn".
La stima, secondo la Fimmg, è di oltre 2 milioni di contatti al giorno con i pazienti a carico dei medici di famiglia. Come se non bastasse, "entro il 2025 il saldo netto del turn over porterà ad avere 13.000 medici di famiglia in meno. Senza un'organizzazione diversa sul territorio, senza un supporto formativo, economico e di percorso professionale - avverte Milillo - non si potranno più attrarre risorse mediche qualificate, mancheranno prospettive per sostenere la medicina di famiglia".
Pagina pubblicata il 30 settembre 2008