Cresce la fiducia nel medico di famiglia
Per oltre il 66 per cento degli abitanti è infatti la prima fonte di informazioni in materia sanitaria, una quota nettamente superiore rispetto al dato del 1998 ( 12,9 per cento)
Lo rivela l'indagine realizzata dal Censis e dal Forum per la ricerca biomedica, presentata ieri a Roma in occasione dell'incontro su 'Trent'anni di ricerca biomedica e di lotta alle malattie: passato e futuro del farmaco'.
Uno studio che fotografa anche la forza del passaparola: il 20,4 per cento ancora si affida ai consigli di familiari, amici o colleghi (-2,7 per cento rispetto a dieci anni fa), mentre il 15,6 per cento fa un salto dal farmacista (in crescita di oltre il 9 per cento rispetto a 10 anni fa) e l'8,7 per cento preferisce le ricerche online.
In calo, invece, il ricorso alle classiche rubriche televisive (-13,8 per cento rispetto al 1987) e agli inseriti salute dei quotidiani (-12,6 per cento dal 1987). Per la quasi totalità degli intervistati, inoltre, è proprio il medico che deve dare informazioni sul farmaco; non sorprende, quindi, che cresca la compliance sulle terapie farmacologiche. Insomma, il pericoloso 'fai da te' con pillole e sciroppi sta tramontando, e quando resiste diventa più responsabile.
Infatti in caso di malattia grave, oltre il 90 per cento degli italiani segue le prescrizioni nelle dosi e nella durata della cura, una quota più alta di oltre 10 punti percentuali rispetto al 1998. Per le malattie lievi la quota di coloro che seguono le prescrizioni mediche alla lettera è salita a oltre il 54 per cento degli intervistati (dal 38 per cento nelle due precedenti indagini del 1987 e del 1998).
Insomma, esiste una linea di demarcazione netta tra sintomi gravi e sintomi lievi in relazione alle reazioni degli italiani. Nel primo caso oltre il 73 per cento degli italiani consulta subito il medico di base, quota sostanzialmente stabile rispetto al 1998, e il 16 per cento si rivolge a uno specialista. Molto più articolato il comportamento in caso di sintomo lieve: il 47,6 per cento tenta di curarsi stando a casa, variando l'alimentazione o riposando, e questa quota cresce con l'età degli intervistati e anche con il titolo di studio.
In pratica, "l'autocura per i malesseri lievi richiede comunque la capacità di gestire un bagaglio culturale, di accumulazione di informazioni e conoscenze, e ciò è possibile o per la disponibilità di capitale culturale adeguato o anche per l'esperienza fatta, nel caso dei più anziani", riferisce il rapporto del Censis. Infine, si riducono le percentuali di quanti, per sintomi gravi o lievi, si affidano ai metodi alternativi. Mentre crolla decisamente il gruppo che "prende qualche farmaco che in altre occasioni si è rivelato efficace". Nel dubbio, meglio affidarsi al farmacista. Mentre in caso di piccoli acciacchi cresce la fiducia nei consigli di famigliari e amici.
Pagina pubblicata il 15 ottobre 2008