Rete ospedaliera ferma agli anni '30
"Che in Italia occorra una profonda revisione del Ssn è un dato inequivocabile. Magari iniziando dalla riorganizzazione dell'assetto ospedaliero, adatto alla medicina degli anni Trenta, non sicuramente alla medicina degli anni 2000".
Parola di Stefano Biasioli, presidente della Cimo-Asmd, che commenta così l'intervento di ieri del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, al Congresso nazionale Fimmg (Federazione italiana dei medici di medicina generale) in corso a Villasimius (Cagliari).
"L'intervento del ministro - sottolinea Biasioli in una nota pubblicata sul sito web della Cimo - è stato certamente di spessore. Di spessore perché Sacconi è un politico navigato e ha le idee estremamente chiare, anche in sanità. Rispetto al suo discorso non si possono però non formulare alcune osservazioni. Ad esempio - spiega - che i bilanci in rosso di alcune Regioni siano dovuti esclusivamente alla mancata chiusura dei piccoli ospedali, come ha ripetutamente affermato il ministro, non è né vero né scontato.
I medici ospedalieri, a proposito, sottolineano le responsabilità della politica nell'aver voluto mantenere un assetto organizzativo ospedaliero datato e obsoleto". Sullo scottante tema della chiusura delle piccole strutture ospedaliere, il numero uno della Cimo avanza una proposta. "La chiusura dei piccoli ospedali - aggiunge - dovrebbe essere preceduta e non seguita da un'analoga rete territoriale, affidata unitariamente ai medici di famiglia e ai medici specialisti.
Solo così si può garantire al cittadino la reale copertura delle cronicità, con affidamento alle cure ospedaliere solo per le improvvise acuzie". Per Biasioli, un altro problema da affrontare è senz'altro quello "dell'assenza di norme legislative e contrattuali che risolvano gli enormi problemi legati alla zona grigia tra territorio e ospedale". Un tema, secondo il presidente della Cimo, assente nel discorso di ieri del ministro.
"Diciamo chiaramente a Sacconi che il problema non è criminalizzare settori diversi della medicina, rendendoli responsabili dello sfascio economico di alcune Regioni, ma è quello di trovare regole chiare, e senza equivoci, fra i tre soggetti responsabili della gestione e dell'assistenza sanitaria: Stato, Regioni, Sindacati". Per Biasioli è arrivato quindi il momento di scelte decise. "O la politica sceglierà questa strada - conclude - oppure i mondi della medicina convenzionata e della medicina dipendente saranno destinati a rimanere distanti anni luce, nonostante la buona volontà dei sindacati di categoria".
Pagina pubblicata il 12 ottobre 2008