SMI, prevenire la carenza di MMG
E' sottostimato il numero di medici di famiglia previsti dalle Regioni per garantire, in futuro, assistenza ai cittadini. Sarebbe infatti necessario formare il 30-40 per cento di professionisti in più, per evitare entro 10-15 anni di dover fronteggiare una drammatica carenza.
Lo denuncia il Sindacato medici italiani (Smi), invitando i responsabili istituzionali - che in Conferenza delle Regioni dovranno stabilire, a breve, il fabbisogno di medici di famiglia da formare per i prossimi trienni - a valutare adeguatamente la necessità reale, tenendo conto dei pensionamenti in questo settore e anche dei 'buchi' ancora da colmare: lo scorso anno, per incongruenze nei test di ammissione alle scuole di specializzazione, sono rimasti scoperti 200 posti, non coperti dalle ammissioni di quest'anno.
"Le prime informazioni sull'andamento dei test di ammissione alle scuole di formazione specifica in medicina generale, realizzati in tutta Italia il 18 settembre - spiega Pietrino Forfori, responsabile nazionale formazione in medicina generale dello Smi - sono ampiamente positive. Non ci risultano gravi inefficienze, errori nella formulazione dei quesiti e arbitrarietà nei giudizi. Il numero degli ammessi, a differenza dell'anno scorso, dovrebbe coprire tutti i posti disponibili". I problemi, però, non sono finiti. "Rimane aperto - precisa Forfori - il nodo del fabbisogno previsto dalle Regioni, che è ampiamente insufficiente", ribadisce.
"Lo ripetiamo ancora una volta: nessuno sta calcolando adeguatamente i pensionamenti in quest'area della sanità pubblica - prosegue Forfori - Circa il 50 per cento dei medici di medicina generale in servizio ha un'età compresa tra 59 e 69 anni, sono quindi pensionabili entro 5-6 anni. Il rischio, anzi la certezza, è che entro 10 o 15 anni ci troveremo senza medici di famiglia sufficienti". Uno degli "errori" che le Regioni commettono nel calcolare l'età pensionabile è, secondo l'esperto, quello di considerare solo l'età massima della pensione, 70 anni, e non tenere conto di tutti i camici bianchi che lasciano prima l'attività, appena raggiunta l'età che lo consente.
"Nonostante i tanti proclami sulla necessità di avere più servizi sul territorio, più vicini ai cittadini - dice Forfori - e dei tanti propositi di non ingolfare gli ospedali e ridurre le spese inutili, di fatto non si programma adeguatamente il fabbisogno dei medici da impiegare in tali servizi.
Anche su questo versante, aspettiamo risposte concrete. Si rivedano dunque le stime del fabbisogno - conclude - elevando il numero dei medici da avviare ai corsi di formazione specifica in medicina generale di un'iniziale 30-40 per cento, passando dai circa 900 attuali a circa 1.200".
Pagina pubblicata il 04 novembre 2008