La politica non può dire no
"Non sono i governatori delle Regioni, né gli assessori, a poter dire a Beppino Englaro se sua figlia Eluana potrà essere ricoverata in una struttura o meno.Il ginecologo ed esponente radicale Silvio Viale torna sulla tormentata vicenda umana e giudiziaria della donna da 17 anni in stato vegetativo permanente. Eluana Englaro non trova una struttura dove venga eseguita la sentenza della Corte d'Appello di Milano che consente al suo tutore di interromperle alimentazione e idratazione artificiali che la tengono in vita.
"Il giudizio sull'accettazione di un paziente - dice Viale all'ADNKRONOS SALUTE - è di stretta pertinenza di medici e direzione sanitaria. Non certo dei politici". Per questa ragione il medico torinese suggerisce al padre di Eluana di "attendere la sentenza del Tar della Lombardia che arriverà a giorni. Altrimenti - continua - Beppino potrebbe firmare le dimissioni della figlia e arrivare con l'ambulanza in un pronto soccorso di un ospedale pubblico qualsiasi, purché con servizio di anestesia e neurologia.
Queste strutture avranno il dovere di cercare professionisti non obiettori che eseguano la sentenza, e non temeranno ripercussioni come è avvenuto per la casa di cura Città di Udine, perché a un ospedale pubblico non si può certo revocare la convenzione con il Ssn".
Viale si dice "convinto", che negli ospedali italiani, "anche della Lombardia, ci siano molti medici disposti a prendersi l'onere di dare seguito alle volontà di Eluana.
Io - aggiunge - mi sono già offerto, ma lavoro a Torino". Quindi, l'esponente si dice sicuro "che anche gli italiani capirebbero un gesto del genere del padre di Eluana, che da sempre ha agito nel più scrupoloso rispetto della legge".
Pagina pubblicata il 19 gennaio 2009