Smi, estendere norma pensione a 70 anni
"La nuova normativa sul pensionamento dei primari ospedalieri del Ssn è condivisibile ma insufficiente. Dovrebbe infatti essere estesa a tutti i dirigenti medici del Servizio sanitario nazionale".E' il punto di vista del Sindacato dei medici italiani (Smi) riguardo l'approvazione in Senato dell'emendamento al Disegno di legge Brunetta che prevede "l'inapplicabilità per i primari ospedalieri della norma che consente alla pubblica amministrazione la risoluzione dal rapporto di lavoro con i dipendenti che abbiano maturato quarant'anni di contribuzione".
In altri termini, grazie a questo emendamento, i primari ospedalieri potranno andare in pensione a 70 anni, come i loro colleghi dei Policlinici universitari. Per lo Smi, però, la nuova normativa dovrebbe essere estesa a tutti i dirigenti medici del Ssn. "E' impensabile - si legge in una nota dello Smi - configurare differenti norme previdenziali in una categoria inquadrata giuridicamente su un unico livello e con un'unica qualifica.
Tuttavia, in questo momento storico, riteniamo adeguato che si prevedano norme previdenziali che consentano il pensionamento dei dirigenti medici a 65/67 anni (come in tutta la pubblica amministrazione), così da favorire il necessario turnover in strutture che hanno visto negli ultimi anni crescere in maniera impressionante l'età media dei dirigenti medici stessi".
Secondo il sindacato medico, si deve però ragionare anche in prospettiva e "preventivare fra alcuni anni un prolungamento dell'età pensionabile nel Ssn, al fine di consentire a un gran numero di dirigenti attualmente in servizio di poter costituire un montante previdenziale dignitoso.
Le norme sulle pensioni non devono rispondere a logiche corporative tendenti a cristallizzare sistemi di conservazione professionale e di potere, ma allo stesso modo - conclude lo Smi - è necessario rispondere ai legittimi interessi del lavoratore-medico".
Pagina pubblicata il 13 gennaio 2009