In crisi anche la scienza?
E come? A rispondere sul numero di questa settimana della rivista 'Nature' sono otto esperti, che contribuiscono così a dare consigli a ricercatori e policy-maker di tutto il mondo su come affrontare la crisi economica globale
Secondo l'economista della Yale University (Usa) John Geanakoplos, avremmo potuto prevedere la crisi, ed evitarne anche di future, se si fosse prestata una minore attenzione ai tassi di interesse e si fosse badato di più all'ammontare dei prestiti richiesti.
Le autorità si sono concentrate e si stanno ancora concentrando troppo sul fattore sbagliato: secondo Geanakoplos, il modello che la Federal Reserve, la Banca centrale Usa, dovrebbe seguire è quello del 'Mercante di Venezia' di Shakespeare. Altri autori sottolineano la lezione che avremmo dovuto imparare dopo la grande depressione del '29, il 'decennio perduto' giapponese e l'ultima recessione in Gran Bretagna: ma secondo Eric Rauchway, dell'università della California, e Atsushi Sunami e Kiyoshi Kurokawa, del National Graduate Institute for Policy Studies di Tokyo, gli scienziati oggi possono far valere il loro ruolo nella società, uscendo dalla recessione senza che i fondi alla ricerca vengano danneggiati.
Gli economisti Jeffrey Sachs e Noreena Hertz sperano invece che la crisi possa creare un mondo migliore, con forme più equilibrate di capitalismo e più fondi per uno sviluppo sostenibile dei paesi più poveri. Allo stesso tempo, altri esperti offrono uno spunto 'crudo' alle aziende in fase nascente: tagliare e vendere tutto ciò che si può vendere. Ma due cose sono certe, in questo periodo: la prima è che è un momento doloroso per molti. La seconda è che la storia insegna che da questo tipo di situazioni il mondo uscirà più forte.
Pagina pubblicata il 18 febbraio 2009