Si rischia il deserto sanitario
Raggruppando obbligatoriamente i medici di famiglia in strutture centrali, comunque si chiamino, si otterrà l'effetto di allontanare i medici dai loro pazienti, e creare così ampie zone un "deserto sanitario" in cui non si sa a chi rivolgersi in tempi rapidi.Lo sostiene il Sindacato nazionale autonomo medici italiani (Snami) che continua la sua battaglia contro il preaccordo per la convenzione di medicina generale, firmato da alcuni sindacati a dicembre. Lo Snami, oltre a informare sulle conseguenze delle misure contenute nel preaccordo, rinnova la sua proposta di ristrutturazione della medicina generale, il progetto Me.Di.Co., che sarà illustrato anche ai parlamentari nel corso di un'audizione, il 26 febbraio, alla Commissione Affari Sociali della Camera.
Anche altri operatori sanitari, ricorda Francesco Pecora, vicepresidente Snami, come i farmacisti, si sono resi conto del rischio legato all'obbligo per i medici di lavorare in ambulatori unificati.
"Sia la Federazione degli Ordini dei farmacisti, sia il sindacato dei titolari, Federfarma, hanno fatto presente che se tutti i medici prescrittori si concentrano in una zona, le farmacie lontane dalla 'casa della salute' vedrebbero crollare la loro attività.
Vogliamo - si domanda Pecora - quartieri dove non rimangono né un medico né una farmacia?". Secondo il presidente del sindacato Mauro Martini, infine, stanno aumentando le preoccupazioni legate al preaccordo di medicina generale, "per gli sviluppi di quella che sarebbe un'involuzione secca del nostro sistema sanitario: gli unici a non avere preoccupazioni sono i cittadini, perché nessuno li ha informati di che cosa rischiano".
Pagina pubblicata il 22 febbraio 2009