Avanza la sanità privata

La lunga marcia del privato alla conquista della sanità italiana prosegue. Al Nord, dove ormai incassa il 21,8% della spesa sanitaria regionale, come al centro e al Sud dove vale rispettivamente il 19,4% e il 19,9%. Il record si registra in Lazio e Lombardia, le due regioni che vantano la più alta spesa destinata all'assistenza convenzionata e accreditata: per i privati si sborsano 491 euro pro-capite nella prima e 456 nella seconda.

E' il quadro tracciato da una ricerca condotta dal Cergas Bocconi e presentata ieri a Milano. Un quadro in cui si inserisce anche il singolare caso di una piccola Regione, il Molise, che vanta livelli di spesa pro-capite per i privati vicini a quelli dei territori più grandi (377 euro). Secondo i ricercatori del centro universitario che, in collaborazione con il gruppo Sanità di Assolombarda, hanno realizzato un 'Osservatorio sulla sanità privata in Italia e in Lombardia', un'ingente spesa per la sanità privata non è sinonimo di sprechi, incapacità gestionale o bilanci fuori controllo. Ne sono un esempio le due regioni 'dei record': se il Lazio si è ritrovato con i conti in rosso, la Lombardia ha da tempo il bilancio in pareggio.

Il mix pubblico-privato non basta a spiegare le diverse performance economico-finanziarie dei Servizi sanitari regionali. Tanto che uno degli autori della ricerca, Francesco Longo, conclude: "Non si può demonizzare la scelta di aprire le porte al privato. Le criticità, negli esempi negativi, si annidano nelle capacità delle Regioni di governare il sistema sanitario regionale nel suo complesso e il ruolo del privato in particolare". Un aspetto su cui l'Italia si frammenta in 21 diverse realtà. Ogni Regione applica le sue politiche. Dal 1997 al 2006 quelle che hanno accreditato di più sono la Lombardia, la Sicilia e l'Emilia Romagna. Ma in valori assoluti ad avere più strutture accreditate (85) resta sempre il Lazio, nonostante negli stessi anni sia andato in controtendenza riducendo i numeri.

Ci sono Regioni che hanno già messo a regime il sistema di accreditamento, altre in cui i lavori sono in corso, altre ancora completamente ferme. Il risultato finale è che i posti letto delle case di cura accreditate rappresentano mediamente a livello nazionale il 20% di quelli disponibili nel Ssn. Il privato si organizza, fa squadra. E, su questo fronte, i ricercatori registrano una tendenza alla concentrazione che si manifesta in forme diverse, dalle fusioni alla costituzione di gruppi propriamente intesi fra strutture che operano in diverse regioni, in ambiti assistenziali diversi, in regime di accreditamento e non.

Lo Stivale è poi una 'giungla delle tariffe'. Se nel 1997 a livello nazionale è stato definito un tariffario per le prestazioni di ricovero, 8 regioni su 21 hanno deciso di affidarsi a un proprio sistema, mantenendo i pesi nazionali e variando unicamente il valore per punto Drg, oppure definendo le tariffe sulla base di una stima dei costi standard (la via scelta per esempio da Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Toscana).

Le differenze sono risultate abissali: se in Veneto e in Basilicata il tariffario nazionale è stato abbattuto, rispettivamente, del 14,7% e del 13,2%, in Umbria e in Friuli Venezia Giulia è stato incrementato del 35,2% e del 34,1%. Anche il livello di aggiornamento è variabile. Emilia Romagna, Friuli, Lombardia, Toscana e Veneto, nel corso degli ultimi anni, hanno modificato il tariffario regionale almeno 5 volte e hanno apportato più di 40 cambiamenti al nomenclatore. Campania, Molise e Puglia, invece, hanno limitato gli interventi. Variabili sono pure le azioni con sui si penalizzano i comportamenti opportunistici collegati ai Drg.

Le Regioni, per garantire l'appropriatezza, hanno puntato sull'incentivazione dei regimi alternativi al ricovero ordinario o sull'individuazione di valori soglia per i Drg ad alto rischio di inappropriatezza. Solo la Lombardia, l'Emilia Romagna e il Veneto hanno attivato i nuclei operativi di controllo. Ognuno ha la sua via. Ma, concludono gli autori della ricerca, "le Regioni in cui il sistema tariffario ha maggiori potenzialità di fungere da strumento di orientamento dei comportamenti, attraverso l'azione esercitata dalle convenienze economiche, sono quelle 'incentivanti', cioè Emilia Romagna, Friuli, Lazio, Lombardia, Liguria, Piemonte e Umbria".


Pagina pubblicata il 02 marzo 2009

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