Giuristi contro ddl Calabrò

Un testo "fortemente limitativo del fondamentale diritto alla intangibilità del corpo". Così, in un documento inviato ai parlamentari, 150 giuristi e cultori di scienze sociali definiscono il Ddl sul testamento biologico giunto all'esame finale del Senato.

Gli esperti esprimono forti dubbi sul testo del Ddl, e richiamano alcuni capisaldi giuridici che ritengono in netto contrasto con la legge in via di approvazione. Il primo è la Convenzione di Oviedo - si legge in una nota - che all'articolo 5 dispone che "ogni intervento nel campo della salute (nel quale va ricompresa anche l'alimentazione artificiale) non può essere effettuato se non dopo che la persona interessata abbia dato consenso libero e informato". Il secondo è l'articolo 3 della Carta europea dei diritti dell'uomo, che afferma il principio di autodeterminazione basato sul rispetto "del consenso libero e informato".

Il terzo è l'articolo 32 della Costituzione, dove si afferma che anche dove il legislatore imponga un trattamento sanitario, "in nessun caso possa violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana". Infine si ricorda il principio condiviso in bioetica e biodiritto, per cui l'interruzione delle terapie deve essere praticata quando le cure siano inutili o abbiano il solo effetto del mantenimento in vita artificiale.

"Confidiamo - conclude il documento - che il legislatore eviterà di espropriare la persona del diritto elementare di accettare la morte che la malattia ha reso inevitabile, senza rimanere prigioniera di meccanismi artificiali di prolungamento della vita".

Tra i firmatari, i professori Guido Alpa, Tommaso Auletta, Rodolfo Bettiol, Umberto Breccia, Paolo Cendon, Gilda Ferrando, Gregorio Gitti, Riccardo Guastini, Nuccio Luminoso,Salvatore Patti, Marcello Pedrazzoli, Valerio Pocar, Umberto Romagnoli, Enzo Roppo, Liliana Rossi carneo, Mario Segni e Paolo Zatti.


Pagina pubblicata il 24 marzo 2009

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