La dialisi giusta al paziente giusto
"Un malato di insufficienza renale deve avere la possibilità di poter essere curato con il miglior trattamento possibile, sia che si tratti di emodialisi, sia che si parli di dialisi peritoneale. E' questo l'invito rivolto ieri a Roma dai nefrologi intervenuti all'incontro 'I trattamenti sostitutivi della funzione renale in Italia: aspetti clinici, economici e sociali".
Eppure la realtà italiana è ben differente, visto che solamente il 15% dei pazienti con insufficienza renale (circa 4 mila malati) si sottopone a dialisi peritoneale. Gli esperti intervenuti all'incontro sottolineano l'importanza della terapia più appropriata per ciascun malato. "Non è un problema di quale cura sia la migliore - premette Francesco Locatelli, direttore della struttura complessa di nefrologia e dialisi all'ospedale Manzoni di Lecco - bensì di poter dare al paziente la possibilità di scegliere la terapia che preferisce".
L'emodialisi attualmente si svolge in ospedale o nei Centri di assistenza limitata (Cal), con una frequenza di 3 volte alla settimana e trattamenti che durano 4 ore l'uno. La dialisi peritoneale, invece, si pratica a domicilio e può essere sviluppata per 4 volte, tutti i giorni, per 30 minuti. Oppure tutte le notti per 9-10 ore. "Sia l'emodialisi che la dialisi peritoneale - assicura Locatelli - garantiscono un'ottima sopravvivenza, eppure è molto più praticata l'emodialisi.
Ci sono alcune Regioni che non praticano assolutamente la dialisi peritoneale, e questo avviene non perché la gente rifiuti questo trattamento, ma proprio perché è una terapia che non viene offerta. Non facciamo il tifo per una o per l'altra cura, vogliamo solo dare alla gente la possibilità di scegliere la terapia che preferisce".
Pagina pubblicata il 03 marzo 2009