MSF, portare la tbc sul tavolo del G8
I medici pensavano di averla sconfitta negli anni '70. Ma la tubercolosi (Tbc) è tornata, più forte che mai con le sue forme resistenti ai farmaci e l'alleanza letale con l'Hiv. Ancora più pericolosa perché sottovalutata, e a lungo dimenticata da politici e case farmaceutiche.L'organizzazione internazionale Medici senza frontiere (Msf) ha una missione: riportare la malattia sotto i riflettori. Magari sul tavolo dei 'potenti' del G8. E in vista dell'incontro che si terrà in Italia a luglio, ha deciso di lanciare la campagna 'Tubercolosi: i nuovi volti di una vecchia malattia'. Il messaggio, di cui si è fatto portavoce ieri a Milano il direttore generale di Msf Italia Kostas Moschochoritis, è: "Non possiamo far finta di niente.
Servono un maggiore accesso alle cure, farmaci innovativi e test diagnostici più adeguati. E vanno estesi anche i programmi di cura della Tbc resistente, favorendo l'accesso ai farmaci di seconda linea. La cura per la Tbc, infine, deve essere integrata con quella per l'Hiv". I dati sulla patologia fotografano un'emergenza: nel mondo si registrano 9 milioni di casi l'anno, 1,7 milioni di morti e 2 miliardi di persone contagiate dal batterio, cioè un terzo della popolazione. Mezzo milione sono invece i casi di 'super-Tbc', quella multiresistente.
"La maggior parte dei casi si concentra in 22 Paesi, tutti a basso o medio reddito. E' nell'Africa subsahariana che la situazione si fa davvero critica, perché c'è anche un'alta prevalenza di Hiv", avverte Moschochoritis. Altra area problematica è il Sudest asiatico. "All'alta incidenza della tubercolosi in queste zone - prosegue - si aggiunge il fatto che spesso i sistemi sanitari non funzionano bene, e le cure sbagliate sono nel mirino per l'aumento dei casi di Tbc multiresistente".
Pagina pubblicata il 24 marzo 2009