Febbre suina, i dati dell'OMS
Da ieri 40 casi sono stati registrati negli Stati Uniti, 26 in Messico, sei in Canada, due in Spagna, due in Gran Bretagna e tre in Nuova Zelanda, gli ultimi due Paesi a riportare dei casi. Solo sette i decessi che si sono verificati in Messico.
Questi i dati della febbre suina resi noti in una conferenza stampa dal vicedirettore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Keiji Fukuda, ieri pomeriggio. La situazione è in continua evoluzione ed è bene specificare - ha spiegato - che i casi registrati in pazienti di rientro da viaggi nelle zone più colpite non significano che il Paese di arrivo è stato raggiunto dal virus, almeno a livello epidemiologico.
Stiamo lavorando a stretto contatto con tutte le autorità dei Paesi coinvolti e per il momento abbiamo deciso di non innalzare l'allerta da 4 a 5". Per Fukuda, "il passaggio da 3 a 4 effettuato ieri mostra già la serietà della situazione, che continuiamo a monitorare. Dobbiamo comunque essere preparati all'eventualità di una pandemia, che se si verificasse andrebbe a colpire soprattutto i Paesi poveri.
Si passerà all'allerta 5 solo quando il virus sarà trasmesso da uomo a uomo in maniera stabile in più Stati". La portata definitiva dell'eventuale pandemia è ancora tutta da valutare "Le ipotesi che sono state fatte e che parlano di entità media non possono essere confermate: l'influenza ha un'evoluzione assolutamente imprevedibile".
"La storia - ha evidenziato Fukuda - ci ricorda che le precedenti pandemie sono iniziate tutte con un livello medio, per poi rivelarsi molto gravi. L'ipotesi di una media intensità è la migliore che ci possiamo augurare. Manteniamo un alto stato di allerta e lavoriamo di continuo per monitorare la situazione". "Non guardiamo con positività - ha concluso Fukuda - al modo in cui la situazione si sta evolvendo. L'ipotesi di una pandemia non è inevitabile, ma dobbiamo prepararci a questa evenienza".
Pagina pubblicata il 28 aprile 2009