Cartella elettronica non sostituisce ragionamento
Le cartelle elettroniche dal medico di famiglia? "Logico cercare di migliorarle, ma non sostituiranno mai il ragionamento clinico. E' invece urgente l'accordo su una piattaforma comune che permetta la comunicazione".Così Mauro Martini, presidente del Sindacato nazionale autonomo medici italiani (Snami), interviene nel dibattito sulla valutazione delle cartelle cliniche informatizzate aperto da uno studio che ha 'bocciato' gli strumenti informatici usati oggi dai medici di famiglia, soprattutto per quanto riguarda le informazioni ai pazienti sui medicinali. "Vorrei richiamare l'attenzione sul fatto che il medico di medicina generale non tiene cartelle cliniche, ma schede sanitarie. Questo ha inevitabilmente dei riflessi anche sul modo in cui vanno giudicati i software di cui si avvale il medico di famiglia, sia dal punto di vista tecnico sia dal punto di vista legale".
Per Martini "è chiaro che chi prescrive deve poter contare su un programma capace di ricordargli eventuali limitazioni anche legali, per esempio se un certo medicinale è soggetto a una Nota Aifa o a un piano terapeutico. Come avviene per alcuni software statunitensi sarebbe altrettanto utile segnalare le controindicazioni macroscopiche, facendo scattare un warning che ponga al riparo dai lapsus, per esempio la prescrizione di un fluorochinolone a un bambino. Anche se, va detto, il medico rilegge sempre la prescrizione compilata al computer e questo genere di errori viene intercettato comunque", chiarisce Martini. Allo stesso modo, potrebbero essere forniti, come supporto alla decisione, gli estratti delle linee guida per le patologie più frequenti, dal diabete alle cardiopatie.
Ma, comunque, va guardata con un certo scetticismo l'idea di un sistema esperto capace di pilotare diagnosi e terapia. "Piuttosto - conclude il presidente dello Snami - ci si dovrebbe applicare alla compatibilità tra i diversi programmi in uso dai diversi operatori che hanno in carico il paziente: il medico di fiducia, l'ospedale, lo specialista e la continuità assistenziale. Oggi assistiamo a una sorta di babele informatica, che rende ardua una reale condivisione dei dati. Nessuno contesta la possibilità di scegliere il programma preferito: tutti i programmi, però, dovrebbero partire da una piattaforma comune che permetta la comunicazione".
Pagina pubblicata il 26 luglio 2009