MSF boccia i centri per migranti
Medici senza frontiere (Msf) entra nei centri per migranti in Italia e denuncia una situazione in cui i servizi sono del tutto scadenti e si subisce la mancanza di beni di prima necessità. In particolare, i centri di identificazione ed espulsione (Cie) di Trapani e Lamezia Terme "andrebbero chiusi subito perché totalmente inadeguati a trattenere persone in termini di vivibilità. Ma anche in altri Cie abbiamo riscontrato problemi vari: a Roma mancavano persino coperte, vestiti, carta igienica o impianti di condizionamento consoni". Lo ha affermato Alessandra Tramontano, coordinatrice medica delle missioni italiane di Msf, nel corso di una conferenza stampa organizzata ieri a Roma per illustrare i risultati del Secondo rapporto dell'associazione sui Cie, i Cara (Centri di accoglienza per richiedenti asilo) e i Cda (Centri di accoglienza) nel nostro Paese. Msf ha condotto un'indagine fra dicembre 2008 e agosto 2009, in 21 di queste strutture sparse su tutto il territorio italiano. Per quanto riguarda i Cara, le situazioni più drammatiche sono state riscontrate a Foggia e Crotone: "Dodici persone - ha riferito Tramontano - costrette a vivere in container fatiscenti di 25 o 30 metri quadrati, distanti anche un chilometro dai servizi e dalle altre strutture del centro. Negli stessi centri, l'assenza di mensa obbliga centinaia di persone a consumare i pasti sui letti o a terra". Nessuna particolare emergenza sanitaria è stata evidenziata da Msf: "Sono diffuse malattie facilmente curabili come la scabbia - ha rilevato l'esperta - ma soprattutto non c'è un controllo da parte delle Asl né un protocollo comune di gestione dei servizi e dell'assistenza all'interno dei centri. Nel nostro Paese ci sono controlli sanitari costanti nei canili, nei ristoranti, negli alberghi, ma qui no". "Rispetto alla nostra precedente indagine, condotta nel 2003 - ha aggiunto Tramontano - poco è cambiato, molti sono i dubbi che persistono, su tutti la scarsa assistenza sanitaria, strutturata solo per fornire cure minime, sintomatiche e a breve termine". In particolare, ha precisato, "stupisce l'assenza di protocolli sanitari per la diagnosi e l'accertamento di patologie infettive e croniche. Mancano inoltre, soprattutto nei Cie, i mediatori culturali senza i quali si crea incomunicabilità tra medico e paziente. Sconcerta in generale l'assenza delle autorità sanitarie locali e nazionali". In alcuni centri, infine, gli operatori di Msf hanno anche incontrato ostacoli nell'eseguire l'indagine: "Nei centri di Lampedusa e di Bari - ha detto Rolando Magnano, vice capo missione Msf Italia - ci è stata negata dalla Prefettura l'autorizzazione a entrare nelle aree alloggiative, nonostante non si trattasse di visite a sorpresa, ma fossero state annunciate 15 giorni prima".Pagina pubblicata il 02 febbraio 2010