Garaci, facilitare accesso a test dell'Hiv
«Occorre sperimentare modelli che possano migliorare l'accesso al test dell'Hiv». Lo ha affermato ieri mattina a Roma Enrico Garaci, presidente dell'Istituto superiore di sanità (Iss), aprendo i lavori della presentazione di un'indagine sul tema, che rivela come in Italia non sia ancora facile per tutti ottenere la diagnosi gratuita e anonima dell'infezione.
«I dati sono ancora preoccupanti - ha aggiunto Garaci - visto che il 37% dei sieropositivi è attualmente inconsapevole della propria condizione. L'indagine quali-quantitativa che abbiamo condotto ci consentirà di elaborare modelli nuovi, mirati soprattutto ai giovani, alle donne e agli stranieri, per un maggiore accesso al test».
Durante la mattinata romana è stato spiegato che il 76% delle persone è stato assistito con colloqui di counselling pre e post-esame rispettivamente nel 44,5% e nel 41% dei casi. Per di più, accesso 'a singhiozzo' a questo strumento di diagnosi precoce nelle varie strutture della stessa zona e nelle diverse Regioni, con ticket che, ad esempio, possono variare da 4 a 22 euro.
«I cittadini incontrano molte difficoltà nell'accesso al test Hiv - ha sottolineato Massimo Oldrini, coordinatore della Consulta della associazione per la lotta all'Aids - a causa del prezzo variabile del ticket o anche degli orari troppo 'restrittivi', con apertura solo la mattina presto.
Non esistono strutture che effettuano gli esami al pomeriggio, consentendo anche ai lavoratori di eseguirlo. Alcune volte il risultato viene poi consegnato in busta chiusa, senza un colloquio con un operatore sanitario e si può immaginare quanto possa essere psicologicamente stressante per una persona che scopre di essere sieropositiva».
Pagina pubblicata il 17 febbraio 2010