Sindrome coronarica, uno su cinque torna in ospedale
Secondo un'indagine realizzata da Cineca, il maggior centro di calcolo italiano e tra i più importanti a livello mondiale, il 21% dei pazienti colpiti da sindrome coronarica acuta (Sca) torna in ospedale in seguito a un secondo evento cardiaco. Il dato emerge da uno studio svolto su un campione di 2.877 pazienti italiani rappresentativi dei 135 mila pazienti colpiti ogni anno da Sca, di cui erano note le ricette di prescrizione farmaceutica territoriale erogate dal Ssn al singolo cittadino, aggiornate mensilmente. In particolare sono stati seguiti, per 12 mesi, i pazienti che hanno ricevuto una prescrizione di farmaci antiaggreganti (aspirina, clopidogrel, ticlopidina) con doppia aggregazione. È stato notato che solo il 52% dei pazienti segue la terapia antiaggregante come indicano le linee guida. Una percentuale che risulta già alta nei primi sei mesi in cui è il 34% delle persone a non aderire perfettamente al trattamento consigliato. E, come spiega Aldo Maggioni, direttore del Centro studi dell'Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri (Anmco), a margine della presentazione di un nuovo antiaggregante, prasugrel, da poco disponibile in Italia: «Una delle cause di riospedalizzazione per una recidiva può essere anche ricercata nella non corretta aderenza alla terapia considerata ottimale». Nella valutazione dei costi, distinti in ospedalizzazione e terapia farmacologica, emerge che un paziente colpito da Sca costa in media 11.500 euro l'anno, di cui l'83% riguarda proprio la spese sostenute all'interno delle struttura ospedaliera, mentre la terapia farmacologica, nell'anno successivo alla Sca, rappresenta il 13,6% e l'uso degli antiaggreganti incide per il 2,2% sulla spesa totale (S.Z.).Pagina pubblicata il 16 febbraio 2010