Chi tutela i bambini? Nel 2007 scomparsi in Italia 1.215 minori
(Bari) La conferma che i corpi senza vita trovati a Gravina sono quelli dei fratellini Ciccio e Tore, scomparsi quasi due anni fa, e morti di una morte orribile, provoca sgomento e un dolore atroce, ma anche rabbia che si rinnova ogni volta che pensiamo alle centinaia di minori scomparsi in Italia, 1.215 solo nell'ultimo anno.
Piccole tesserine fotografiche, ritagli di vecchi ricordi e sorrisi innocenti. Accanto alla foto, la 'presunta' età attuale, e la scritta 'Scomparsi'. Nella Banca dati on-line della Direzione centrale anticrimine (Dac) della Polizia di Stato sono migliaia i nomi e le storie. A scomparire nel nulla soprattutto maschi, adolescenti tra i 15 e i 17 anni, ma anche molti bambini tra gli 11 e i 14. Lazio, Lombardia, Friuli e Campania le regioni maggiormente interessate dal fenomeno.
E se, per l'80% dei casi le scomparse, imputate a fughe volontarie dalle famiglie (per i bimbi italiani) e dalle comunità (per quelli stranieri), finiscono prima o poi per avere un esito positivo, ci si interroga sul restante 20%. Che fine hanno fatto i bambini' Che fine ha fatto Elisa Claps sparita nel 1993, Denise Pipitone, Angela Celentano'
Tra le possibili ipotesi della scomparsa, tra i reati più gravi si ipotizza come prima causa sempre la pedofilia, con gli 'orchi' in agguato là dove più forti sono le situazioni di disagio, di povertà. E allora forse dovrebbe farci riflettere la notizia - mentre in queste ore ci si interroga sulla castrazione chimica per le persone colpevoli di reati di pedofilia se ci fosse la certezza che questo metodo sia realmente efficace - che in Italia un bimbo su 4 è a rischio povertà, come si evince dalla 'Relazione congiunta per il 2008 sulla protezione e l'inclusione sociale', della Commissione Europea, che verrà discusso a Bruxelles il 29 febbraio dai ministri dell'occupazione e degli affari sociali.
Uno studio ricchissimo, dal quale si evince che le riforme nel campo della protezione sociale e le politiche di inclusione attiva hanno contribuito l'anno scorso a dare impulso alla crescita e all'occupazione in Europa, ma che si deve però fare di più per assicurare che tali ricadute raggiungano le persone ai margini della società e per migliorare la coesione sociale. Sui 78 milioni di europei che vivono a rischio di povertà 19 milioni sono bambini.
Per spezzare il circolo della povertà ' suggerisce lo studio - e dell'esclusione occorrono politiche sociali mirate e si deve fare in modo che ogni bambino renda meglio a scuola se si vogliono assicurare le pari opportunità per tutti. Si devono rafforzare le politiche di inclusione e di antidiscriminazione anche in relazione ai lavoratori migranti e ai loro figli e alle minoranze etniche. - Se i bambini sono poveri è perché vivono in nuclei familiari con genitori disoccupati o a scarsa intensità lavorativa o perché il lavoro dei loro genitori non è sufficientemente redditizio e le iniziative a sostegno dei redditi sono inadeguate per ovviare al rischio di povertà.
La lotta alla povertà infantile richiede quindi una combinazione di buone opportunità di lavoro che consentano ai genitori di accedere al mercato del lavoro e di progredirvi, azioni adeguate e ben concepite a sostegno dei redditi e la messa a disposizione dei necessari servizi per i bambini e le loro famiglie.
Si deve trovare il giusto equilibrio tra gli aiuti alle famiglie nel loro complesso e quelli rivolti ai bambini di per sé.
Pagina pubblicata il 27 febbraio 2008