L'altro effetto del generico
L'arrivo sul mercato di versioni generiche di farmaci griffati "sta ostacolando il proseguimento dei progetti di ricerca su vecchie' molecole", che possono nascondere benefici ancora non studiati, "com'è accaduto per l'aspirina: dopo anni di utilizzo come antinfiammatorio, si è mostrata in grado di giovare a cuore e arterie.
Ma sia per le industrie che producono generici, sia per quelle che firmano i 'branded', fare innovazione in questo senso diventerà sempre più difficile".
Così Claudio Cavazza, presidente della Sigma-Tau e vicepresidente di Farmindustria, che ha affontato l'argomento ieri a Roma in occasione del convegno 'La ricerca italiana sfida l'Hiv', organizzato dall'Istituto superiore di sanità (Iss), con la Fondazione MSD. Le difficoltà paventate da Cavazza dipendono "dal fatto che l'innovazione nel farmaceutico è basata su un processo che avviene passo per passo, come nell'industria automobilistica.
E se non si investe più nella ricerca su nuove indicazioni per medicinali già utilizzati da tempo - evidenzia - per avere innovazione bisognerebbe fare scoperte di grandissimo valore, cosa che non avviene spesso. Molti prodotti oggi sono in fase di studio per nuovi utilizzi, ma non avranno la possibilità di essere protetti da un brevetto.
Il farmaco è una cosa viva, un bene immateriale, non un pezzo di ferro: occorrerebbe prolungare la protezione commerciale e soprattutto controllare la qualità dei generici, i cui principi attivi spesso arrivano da paesi sconosciuti".
Cavazza nutre inoltre dubbi sulla bioequivalenza dei generici: "fra due versioni low cost di uno stesso farmaco - sottolinea - può esserci uno scarto di equivalenza fino al 40%. E su questo occorre fare controlli severi".
Pagina pubblicata il 04 giugno 2008