Testamento biologico: il Pd non vota
Fumata nera, anzi grigia, per l'assemblea dei parlamentari del PD di Camera e Senato che avrebbe dovuto concludere ieri la discussione interna sul testamento biologico e votare i quindici punti, messi in lista dall'on. Marina Sereni, su una possibile linea comune, forse traducibile in una proposta unitaria del PD sul testamento biologico.
Il Pd ha, invece, scelto a maggioranza, di non votare, ma di discutere e rispettare le differenze.Al contrario, il 15 gennaio scorso, a chiusura della prima riunione, la proposta di un voto appariva possibile.
L'ottimismo sembrava trapelare dalle parole del senatore Ignazio Marino. Tenace sostenitore di un voto a maggioranza su di un testo o su punti specifici, forse traducibili in emendamenti, da votare unitariamente in commissione Igiene e Sanità del Senato e poi in Aula.
Con chiarezza il senatore del Pd aveva posto al centro l'autodeterminazione del paziente, contro cui il medico, in caso di fine vita, non avrebbe potuto far valere alcuna obiezione di coscienza.
Unica clausola, l'esistenza di un testamento scritto in cui fosse evidente la volontà di quel cittadino, libero anche di non ricevere nessun tipo di terapia o trattamento (compresi la nutrizione e l'idratazione artificiale), dopo la perdita di coscienza in modo permanente.Una linearità interpretativa che permetterebbe di rispettare la libertà di scelta e la coscienza di ogni cittadino e non solo del singolo parlamentare.
Superabili così tutti i paletti posti dai teodem alla coscienza altrui. Rispettato allo stesso modo l'articolo 32 della Costituzione, soprattutto nella parte in cui recita 'Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana'.
Pagina pubblicata il 21 gennaio 2009