Aborto clandestino: Lorenzin spieghi il suo piano per mettere al sicuro le donne

Laiga, Cgil, Noi Donne, Udi, Vita di Donna Onlus, Freedom for birth Rome Action Group e la Casa Internazionale delle Donne unite per dire: "Il ministro Lorenzin spieghi il suo piano per garantire alle donne l'accesso all'aborto sicuro.

 "In Italia ogni anno oltre 15 mila aborti clandestini, numero destinato ad aumentare a causa della sempre minor presenza di medici che praticano interruzioni di gravidanza"

"Il Governo italiano dichiara di seguire attentamente la situazione denunciata dalla Cgil nell'interesse delle persone coinvolte, ovvero le donne, i medici ma soprattutto dei bambini non nati e della protezione dei loro diritti".

E' passata sotto traccia la dichiarazione del ministro della Salute Lorenzin resa nota l'11 aprile del 2016 in risposta alla pronuncia del Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d'Europa che sottolineava per la seconda volta la situazione critica in materia di tutela dei diritti sessuali e riproduttivi delle donne in Italia a causa della preponderanza di medici obiettori di coscienza.

Il consiglio dei ministri europei si è riunito il 24 maggio proprio per valutare l'argomento, per ora non rendendo note le conclusioni. A livello procedurale questo organo chiederà comunque nuovamente conto all'Italia nel 2017 e nel 2018 delle strategie e delle azioni che intende compiere per sanare questa situazione.

Il reclamo presentato dalla Cgil presentava all'attenzione dell'organo europeo un quadro critico a causa della difficoltà sempre maggiore delle donne ad accedere al servizio di interruzione di gravidanza (Ivg) e delle discriminazioni sul piano professionale al quale i medici che applicavano la legge 194/78 in materia di Ivg. Già nel 2014 Laiga, la Libera associazione dei medici per l'applicazione della legge 194/78 aveva presentato, insieme alla IPPF EN (International Planned Parenthood Federation European Network), in materia un ricorso al Consiglio d'Europa vincendolo.

"Attenzione alle parole del ministro della salute , sono più insidiose di quello che potrebbero sembrare" - spiega Silvana Agatone, presidente di Laiga, nella conferenza stampa che si è tenuta ieri mattina alla Casa Internazionale delle donne di Roma, nella sede dell'archivio centrale dell'Udi e moderata da Chiara Valentini, "A distanza di 40 anni dalla Legge che legalizzava l'aborto, gli attacchi a questo diritto continuano ad essere evidenti, in ultimo con le parole sulla tutela dell'embrione da parte del ministro.

Eppure la Corte costituzionale già nel 1975 si era espressa nella sentenza n.27 a riguardo, stabilendo che "Non esiste equivalenza fra il diritto non solo alla vita ma anche alla salute proprio di chi é già persona, come la madre, e la salvaguardia dell'embrione che persona deve ancora diventare".

"Le parole della Consulta non potrebbero essere più chiare - spiega Virginia Giocoli, avvocato e attivista di Freedom for birth Rome Action Group - il diritto di autodeterminazione delle donne e il diritto alla salute mentale e fisica hanno portata costituzionale e non possono essere ridimensionati in nome della tutela di interessi del concepito che non è ancora titolare di diritti soggettivi".

La teoria sostenuta dal ministero della Salute però è sempre la stessa. Secondo il ministero infatti: "I dati utilizzati per il reclamo dalla Cgil sono vecchi e non fotografano la situazione reale. Le cifre a nostra disposizione testimoniano invece una riduzione del numero di aborti in Italia e quindi di conseguenza se anche il numero dei medici che li pratica può calare, la loro presenza è sufficiente a soddisfare la richiesta della prestazione".

Laiga e le altre associazioni però non sono d'accordo.

"Si restituisce così un quadro distorto della situazione. I dati raccolti dal dicastero della Lorenzin infatti nascondono un problema metodologico. Infatti per contare il numero degli aborti, il ministero si avvale delle schede che ogni medico compila dopo aver effettuato un'Ivg. Cioè il ministero conta gli aborti eseguiti ma non studia la richiesta delle donne di abortire e se tale richiesta viene soddisfatta. In realtà tale frase va letta in altro modo: i non obiettori diminuiscono e quindi è ovvio che diminuiscono gli aborti alla luce del sole. A Trapani e provincia, per esempio, fa notare ancora Agatone, dall'11 maggio non si fanno più aborti chirurgici e aborti dopo i 90 giorni perché sta andando in pensione l'ultimo medico non obiettore di coscienza. Di conseguenza secondo lo studio che effettua il ministero della salute dall'11 maggio gli aborti effettuati in quella città risulteranno "zero", Ma - ripete Agatone - se a Trapani e provincia non si fanno più aborti e nelle altre province gli ospedali continuano ad offrire lo stesso numero di posti per gli aborti, che soluzioni troveranno le donne che decidono di abortire a Trapani e provincia e non trovano risposta?

Le strutture si macchiano di interruzione di pubblico servizio, è lecito concludere che le donne dovranno appellarsi a qualche altra provincia, Regione o nei casi più disperati andare addirittura all'estero oppure ricorrere all'aborto clandestino, come succedeva 40 anni fa.

Si aggiunga a questo che la multa per chi abortisce clandestinamente è stata di recente portata da 50 euro a 10mila, rappresentando davvero un rischio per la salute delle donne che spaventate dalla sanzione non dovessero ricorrere al servizio sanitario in caso di complicanze. Per questo appare ancora più grave la volontà di ridurre i punti Ivg da parte del ministro" come si evince nell'ultima relazione presentata al governo, conclude Agatone."

N.B. L'Istituto Superiore della Sanità stima che nel 2012 siano stati praticati tra i 12 mila e i 15 mila aborti clandestine. La Laiga stima che le cifre possano essere anche superiori

29 maggio 2016

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