Epatite B cronica, un passo avanti nella terapia
Dal congresso annuale dell'AASLD (American Association for the Study of the Liver), in corso in questi giorni a Boston, emergono importanti novità per il trattamento dei pazienti affetti da epatite B cronica.
In particolare, sono stati presentati i risultati di uno studio di coorte, della durata di 4 anni, condotto in un gruppo di 146 pazienti con epatite B cronica HBeAg positivi, trattati con 1 mg di Baraclude (Entecavir, BMS), un analogo nucleosidico in grado di inibire la replicazione virale.
I dati hanno dimostrato l'efficacia dell'Entecavir nel ridurre la carica virale alla 192esima settimana a valori praticamente non rilevabili (inferiori alle 300 copie/ml) nel 91% dei casi.
Inoltre, la terapia ha mostrato un elevato profilo di sicurezza: nel 90% dei soggetti, infatti, non si è osservato alcun evento avverso e nel rimanente dei pazienti gli eventi verificatisi sono stati di lieve entità .
L'Entecavir ha poi mostrato un rischio quasi nullo di sviluppare resistenza (nel 99% dei pazienti trattati non è insorta resistenza al farmaco), a differenza di quanto accade con i farmaci attualmente disponibili, fornendo, dunque, prospettive incoraggianti per il trattamento della forma cronica dell'epatite B.
Sarà , quindi, possibile intervenire efficacemente e precocemente, prima che il danno epatico sia troppo esteso, senza incorrere nel rischio dell'insorgenza di resistenze, come sottolinea anche il professor Baruch S. Blumberg, scopritore del virus dell'epatite B e per questo premio Nobel per la medicina nel 1976.
Per approfondire:
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Pagina pubblicata il 06 novembre 2007