Castrazione chimica non è soluzione definitiva
"La castrazione chimica non e' una soluzione definitiva. E comunque da sola non basta: può rappresentare una tappa del complesso e articolato lavoro sessuologico e psichiatrico per la rieducazione dei soggetti con simili devianze".
Ne è convinto Vincenzo Gentile, presidente della Societa' italiana di andrologia (Sia), intervenendo sul dibattito accesosi in Italia dopo l'arresto del ragioniere accusato di essere lo stupratore seriale di Roma.
Il ricorso a uno strumento come la castrazione chimica, avverte l'esperto, "prevede una terapia continua e controllata, che deve essere accettata volontariamente dall'individuo in questione.
Certo - dice all'ADNKRONOS SALUTE - il trattamento risolve momentaneamente il problema, ma bisogna tenere presente anche il fatto che la castrazione chimica comporta effetti collaterali anche importanti, dall'osteoporosi alla depressione, al calo dell'attenzione".
Inoltre la somministrazione sottocutanea dei farmaci necessari a 'spegnere' l'impulso e il desiderio sessuale "va comunque deciso dopo avere attentamente esaminato la storia psico-sessuale del paziente, il tipo di reato che ha commesso e le probabilità di ripeterlo".
In questi casi, ribadisce il numero uno della Sia, "occorre un lavoro complesso e più articolato" di semplici iniezioni, che dovrebbe coinvolgere psicosessuologi, psichiatri e andrologi".
Pagina pubblicata il 13 luglio 2009