SSN, parola alle donne
Voto: sei e mezzo. Le donne promuovono la sanità italiana, ma "rimandano a settembre" i medici per la scarsa capacità di ascolto sui problemi femminili.
Non solo: le critiche in rosa non risparmiano le liste d'attesa, ancora troppo lunghe, e gli ospedali non sempre 'a misura di gentil sesso'.Promossi invece gli screening e il 'savoir faire' dei camici bianchi che trattano con i bambini. E' un'indagine dell'Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda), presentata ieri a Milano, a dare la parola alle donne sulle performance del Ssn.
Il risultato del sondaggio condotto su 705 donne tra i 25 e i 60 anni, in collaborazione con la società Scicom (Scienza tecnologia e comunicazione) e con Philips, è una visione molto critica dell'offerta sanitaria, appena sopra la sufficienza.
Nel 67% dei casi, infatti, le donne hanno difficoltà a farsi ascoltare dai medici e nel 60% ritengono gli ospedali in generale poco attenti alle loro esigenze. Un altro neo le liste d'attesa, da accorciare secondo il 71,6% delle intervistate.
Qualche dato positivo emerge invece sul fronte della prevenzione, dimostrando che nel complesso le donne sono attente e le strutture sono impegnate attivamente: il 34% delle intervistate ha partecipato alle campagne di screening e le ha trovate utili nel 79,2% dei casi.
Un giudizio abbastanza buono (53,9%) le mamme lo riservano al personale medico dedicato al rapporto con i bambini. Anche sul versante rosa emergono forti differenze fra il Nord e il Sud Italia. Le donne del Settentrione e del Mezzogiorno sono più soddisfatte dei servizi del Ssn (83% e 80%), rispetto a quelle meridionali (66%).
"I dati emersi dall'indagine - spiega Francesca Merzagora, presidente di Onda - dimostrano come l'attenzione delle donne nell'ambito dei servizi sanitari sia sempre più alta. Quasi 5 donne su 10 sono molto ben informate sulla loro patologia e altre 4 su 10 lo sono in modo sufficiente. E chiedono che i servizi sanitari siano all'altezza".
Il gentil sesso è relativamente soddisfatto del Ssn, ma ci sono ancora "margini di miglioramento", osserva Giuseppe Pellegrini, docente di Metodologia e tecnica della ricerca sociale all'università di Padova e coordinatore dell'indagine.
"A cominciare dalla criticità nell'area diagnostica. Il 93% delle intervistate, infatti, negli ultimi due anni ha fatto ricorso a esami diagnostici per sé o per il proprio figlio, e il 38,4% di queste e il 23,7% dei figli ha manifestato disagio durante l'esame nel tunnel della risonanza magnetica". Tanto che il 90% delle donne e il 90,6 % dei figli preferirebbe quella 'aperta'.
Altro punto nevralgico: le liste d'attesa. "Spesso - precisa Alfredo Siani, presidente della Società italiana per la radiologia medica (Sirm) - le prestazioni sono effettuate, però, senza un preciso orientamento diagnostico con conseguente dispendio economico per il Ssn. La gestione clinica condivisa del paziente da parte del radiologo, del medico di base e dello specialista può razionalizzare domanda e offerta".
Salute della donna
Pagina pubblicata il 21 maggio 2009