Pillola dei 5 giorni dopo, test obbligatorio di gravidanza scoraggia la prescrizione
Messa in commercio nell'aprile scorso, "la pillola dei 5 giorni dopo" è davvero ancora un miraggio per le donne italiane. Solo 3 ginecologi su 10 la prescrivono e non perché non sia apprezzata o conosciuta, ma a causa del test obbligatorio di gravidanza che il medico deve far effettuare alla donna che ne fa richiesta.
Si tratta di un diritto negato alle donne, e la fotografia della situazione, a distanza di sei mesi dalla sua autorizzazione, è stata fatta da Datanalysis per conto della Società Medica Italiana per la Contraccezione (SMIC).
200 i ginecologi intervistati, un campione rappresentativo dell'intero territorio nazionale.
In sintesi, i medici sono bene a conoscenza di farmaco, che rientra nella cosiddetta contraccezione di emergenza, e ne apprezzano le caratteristiche migliorative rispetto alle precedenti formulazioni come la pillola del giorno dopo.
Ma il problema è l'obbligatorietà del test su beta-Hcg, decisione assunta d'Aifa, che di fatto rende difficile alle donne accedere al farmaco.
Va ricordato, come spiega Emilio Arisi presidente della SMIC, che se il farmaco "viene utilizzato nelle prime 24 ore dal rapporto a rischio di gravidanza non desiderata è tre volte più efficace delle precedenti preparazioni a base di levonorgestrel, e comunque lo è due volte di più nelle prime 72 ore".
Come si può immaginare, quindi, è che il test obbligatorio di gravidanza necessario alla prescrizione rende più complicato il tutto scoraggiando lo stesso medico.
Arisi sottolinea che la SMIC aveva, "già prima della decisione assunta dall'Aifa di inserire l'obbligatorietà' del test su beta-Hcg nelle modalità di impiego del nuovo farmaco", rappresentato il rischio che le donne potessero trovarsi di fronte ad una situazione "di inaccessibilità o comunque di difficoltà e ritardo nell'accesso alla contraccezione d'emergenza".
Come sempre, in fatto di contraccezione, l'Italia si comporta di fronte al resto del mondo come un'anomalia.
L'azienda che produce il farmaco ha reso noti i dati di vendita che raccontano le differenze esistenti ad esempio con la Germania, dove l'obbligatorietà' del test non c'è.
Ecco quindi che lì, dopo cinque mesi dalla messa in commercio, sono state vendute circa 13 mila confezioni. In Italia, invece, preso in considerazione lo stesso periodo temporale, le confezioni vendute sono state 4.500.
"Non poteva andare diversamente - dice Lisa Canitano, presidente di Vita di Donna - ovviamente l'obbligatorietà del test scoraggia la prescrizione e anche nelle farmacie non è così facile reperirla, almeno per quello che sono i nostri dati su Roma.
Un mezzo innocuo e sicuro per aiutare le donne a gestire la propria vita riproduttiva viene messo in forse da chi teme la loro indipendenza".
Per approfondire:
Pillola dei 5 giorni dopo, arriva in farmacia ma perché il test?
19 settembre 2012