Sanità, franchigia invece del ticket sanitario
Si tratta di un addio al ticket? Il ministro Balduzzi si interroga su una nuova modalità di partecipazione alla spesa sanitaria da parte dei cittadini.
Attualmente non pagano nulla i cittadini con reddito annuale inferiore agli 8.000 euro circa, aumentato a 11.000 in presenza di coniuge, più 500 euro per ogni figlio.
Non pagano nulla i bambini sotto ai 6 anni e gli anziani oltre i 65 se il nucleo familiare non supera i 36.000 euro.
Non pagano nulla i cittadini affetti da patologie croniche per quello che riguarda le loro patologie.
Non pagano nulla i malati oncologici, per quello che riguarda gli accertamenti necessari alla loro patologia, gli invalidi di guerra, le vittime di terrorismo e varie altre categorie che si trovano sul sito del ministero della Salute.
Chi non paga nulla non paga nulla mai, e il ticket si paga tutti insieme, uguale per tutti.
Nel Lazio, per esempio, il ticket massimo per ricetta è arrivato a 50 euro e spesso non si possono cumulare gli accertamenti.
Questo fa sì che ormai il ricorso alla sanità pubblica sia spesso inutile, nel senso che si possono trovare sul mercato privato prestazioni allo stesso prezzo, ma spesso prestazioni a prezzo inferiore, o comunque meglio organizzate.
Un esempio? visita angiologica ticket 50 euro. Appuntamento a sei mesi. Ecodoppler? 50 euro di ticket, appuntamento l'anno prossimo. In intramoenia? 100 euro, oggi pomeriggio tutti e due insieme.....
La nostra sanità pubblica in questo modo va a morire. Frequentata solo dagli esenti ticket non incassa più nulla ma spende lo stesso, strangolata dai tagli, fino al suo esaurimento, come il paese di Fantasia nella Storia infinita.
La franchigia è un'idea, forse non la migliore, ma bisogna parlarne.
Prevede in questa prima stesura ipotetica, una franchigia di 30 euro per gli esenti totali e una di 300 euro per le persone a reddito più alto. Pagata la franchigia tutto il resto, tutto l'anno, è gratuito.
Certo, in cambio bisogna dare un servizio. Bisogna offrire gli accertamenti necessari (non quelli fatti tanto per fare, o per "fare tutto") in tempi ragionevoli, e subito quelli urgenti.
Bisogna avere il coraggio di fare la differenza. Bisogna offrire dei percorsi per cui si possa avere la diagnosi poco tempo (e spazio) e non dopo duecento viaggi.
Bisogna proteggere i cittadini abbienti e gli assicurati dal moltiplicarsi degli accertamenti e degli interventi chirurgici inutili che fanno spesso l'interesse delle casse di chi sulla sanità specula ricattando chi lavora nella sanità privata.
Bisogna ridurre il ricorso alla medicina difensiva, che danneggia tutti, sostenendo gli operatori sanitari e organizzando meglio il lavoro.
Efficienza e appropriatezza. Bisogna ancora ricordare che in sanità, fatta salva la miseria, non è un problema di quanto spendi ma di come organizzi, prova ne sia che le regioni che spendono meno assistono meglio.
Questa è la vera sfida. I cittadini sono sicuramente disposti a pagare qualcosa per un servizio che nei vari sondaggi hanno sempre detto di amare moltissimo, ma che li sta abbandonando al profitto e alla speculazione.
Bisogna, restituendo dignità agli operatori sanitari, ricambiarli di uguale amore, e noi ci auguriamo che Balduzzi ce la faccia.
Lisa Canitano
12 maggio 2012