Per l'Alzheimer c'è molto da fare
Ogni anno un malato di Alzheimer costa alla famiglia e alla collettività 60.900 euro.
Il 32,7 per cento dei malati è assistito da badanti straniere. Un esercito in continuo aumento, come quello dei malati che in Italia toccano il milione: 905.713, per l'esattezza secondo l'ultimo rapporto europeo sulla demenza.
Con costi socio-sanitari in rapida evoluzione, per lo più legati all'assistenza del malato via via disabile, dalla mente al corpo. "L'Alzheimer nel prossimo futuro costituirà una vera emergenza sanitaria e sociale - ha detto Patrizia Spadin, presidente dell'Associazione italiana malattia Alzheimer (AIMA) nel corso di un convegno svoltosi ieri a Milano - Le famiglie tra l'altro sono sempre più povere di energie e risorse economiche e sempre più mononucleari. Infatti, la maggior parte dei degenti nelle case di cura sono anziani affetti da demenza".
Oggi sono disponibili farmaci che agiscono sui sintomi con un notevole miglioramento della qualità della vita del paziente e di coloro che lo seguono. ma l'accesso alle cure è anche uno dei maggiori problemi dei malati. "C'è l'esigenza di uniformare le cure a livello nazionale ed europeo - denuncia Spadin - e di rendere gratuita la memantina, entrata nel prontuario italiano in ritardo rispetto agli altri Paesi europei e messa in fascia C, quella a pagamento, mentre in altri Paesi è gratuita.
Un costo non indifferente per le famiglie di un malato di Alzheimer già impegnate in spese di gestione del congiunto estremamente gravose". "La ricetta della Regione Lombardia per la lotta all'Alzheimer - ha spiegato Carlo Lucchina, Direttore Generale Sanità Regione Lombardia - prevede un consistente sforzo assistenziale al malato attraverso le Unita di Valutazione Alzheimer, che sono diffuse capillarmente su tutto il territorio.
"Degna di nota - continua Lucchina - è senza dubbio è la sperimentazione deliberata dalla Regione nel 2005 per valutare farmaci autorizzati ma non prescrivibili dal SSN. Hanno partecipato allo studio 43 UVA coadiuvate dalla clinica neurologica dell'Ospedale Sacco, in stretta collaborazione con l'Istituto Superiore di Sanità".
"Per ora si può dire che i dati corrispondono a quelli di uno studio statunitense: efficacia del 25-29 per cento nel tenere sotto controllo l'evoluzione della malattia. Sovrapponibili agli altri farmaci, con la differenza che il meccanismo d'azione della memantina è diverso da quello degli inibitori di acetilcolinesterasi e che un domani si potrebbe ipotizzare uno studio che abbina entrambi i medicinali sperando in un effetto sinergico" - ha detto Claudio Mariani, direttore della Clinica Neurologica dell'Ospedale Luigi Sacco, coordinatore dello studio
Pagina pubblicata il 05 giugno 2008