Il peso reale dei ticket sanitari
Ticket e sanità, un disastro
Giovanni Bissoni Presidente dell’Agenas (Agenzia Nazionale per i Servizi sanitari Regionali) ha presentato uno studio nell’ambito del progetto Remolet (rete di monitoraggio dei livelli essenziali tempestiva) da cui emerge che il super ticket sull’assistenza specialistica introdotto nell’ultima finanziaria del 2011, l’ultima presentata dal Ministro Tremonti, e che sarebbe dovuta servire a coprire un mancato trasferimento al Servizio Sanitario Nazionale di 830 milioni di euro ha fallito i suoi scopi.
Le ultime stime dicono che lo stato ha incassato solamente 24 milioni e che in alcune regioni come il Veneto si è registrata addirittura una riduzione delle somme provenienti dai ticket.
C’è un numero, tra gli innumerevoli altri, che sta a dimostrare quanto sia drammatica la situazione in cui versa la sanità italiana.
Questi numero è il 17% che indica il calo di prestazioni specialistiche (clinica, diagnostica e laboratorio) erogate nel primo semestre del 2012 dal Servizio Sanitario Nazionale rispetto al primo semestre dell’anno prima a favore di persone che non hanno alcuna esenzione.
Nel dettaglio si è visto che c’è stata una riduzione media delle prestazioni erogate a carico del Ssn dell’8,5%, distribuita su tutte le aree ma più marcata per gli esami di laboratorio.
E questa riduzione delle prestazioni danneggia due volte il Ssn, che ha realizzato entrate al di sotto delle aspettative, ma con costi fissi inalterati.
Trattandosi di percentuali rilevanti, non giustificabili sotto il profilo epidemiologico, questo vuol dire che una parte di cittadini, visti i maggiori costi delle prestazioni del Ssn, ha deciso di non richiederle o rinunciandovi del tutto o acquistandole dalle strutture private, che speso le offrono a costi competitivi rispetto a quelli del Ssn.
Questo disastro è stato provocato con l’introduzione, nella finanziaria 2011 (l’ultima firmata da Tremonti) del cosiddetto superticket sull’assistenza specialistica: 10 euro secchi in più a ricetta. Quanto è bastato per far scappare gli italiani dalle visite specialistiche: «si è rinunciato per ragioni economiche, o di prestazioni acquistate direttamente dal privato, che le offre a prezzi concorrenziali, ponendo anche problemi in termini di qualità e sicurezza».
Bissoni ha infine sottolineato che con questo studio si è dimostrato che “la riduzione di finanziamenti di ulteriori due miliardi dal gennaio 2014, prevista dalla stessa finanziaria 2011, sia insostenibile per il sistema”.
“Non sta a me dare soluzioni – ha aggiunto – ma non affrontare questa scadenza imminente è un fatto grave, anche perché l’impatto dei ticket su chi li paga è più pesante dell’Imu o dell’Iva, che stanno avendo tanta attenzione”.
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di Antonio Luzi
Pubblicato 10/5/2013