Depressione quasi sempre ignorata
In Italia fino a 9 malati su 10 restano orfani di diagnosi: il mal di vivere viene infatti riconosciuto in poco più di un paziente su 4 con depressione moderata e grave, e in appena un decimo dei depressi con crisi lievi.
Partirà da questi numeri il convegno 'Diagnosi precoce e trattamento mirato delle sindromi depressive', in programma a Milano dalle 9 nell'Aula Sforza dell'ospedale Maggiore Policlinico. Durante l'evento - presieduto da Alfredo Carlo Altamura, direttore della Clinica psichiatria dell'università degli Studi di Milano e dell'Unità operativa di Psichiatria della Fondazione Irccs policlinico - verranno anche presentati e discussi tre casi clinici di depressione, ritenuta dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) la prima causa di disabilità in tutti i Paesi industrializzati.
L'agenzia ginevrina definisce la depressione un'emergenza sanitaria e sociale sempre più diffusa, e prevede che nel 2020 rappresenterà in tutto il pianeta la seconda causa di malattia e di invalidità (oggi è al quarto posto).
La depressione si presenta spesso in modo mascherato, più o meno associata a sintomi d'ansia - sottolinea una nota dell'azienda farmaceutica Boehringer Ingelheim, che sostiene l'incontro milanese - La diagnosi diventa quindi problematica, specie negli ambulatori dei medici di famiglia.
Si tratta inoltre di un nemico duro da sconfiggere, perché il 60 per cento dei pazienti che sperimentano una crisi avrà una ricorrenza in futuro e la probabilità di ricaduta aumenta con ogni episodio successivo.
Gli studi indicano infine che meno del 10 per cento dei malati riceve una terapia farmacologica corretta, somministrata a dosi efficaci per un periodo sufficiente. A volte è il paziente che rifiuta le cure per il timore di una stigmatizzazione sociale, ma persistono la difficoltà ad accedere a centri di competenza e vari pregiudizi sugli antidepressivi.
Proseguire il trattamento per almeno un anno è invece fondamentale. Secondo i trial clinici la terapia continuativa abbatte infatti del 70 per cento rispetto a placebo il rischio di nuove crisi.
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Pagina pubblicata il 18 novembre 2008