Profili sanitari, 600 mila operatori in attesa di regole
Oltre 600 mila operatori sanitari, in attesa di nuove regole di garanzia per il loro lavoro e di un riconoscimento reale della loro attività, vedranno tradite le loro speranze.
Difficile, infatti, in queste ultime fasi del Governo, che in Consiglio dei ministri arrivi il testo per la regolamentazione dei 22 profili sanitari (19 se si escludono ostetriche, infermieri e tecnici di radiologia già 'normati'), delegato all'Esecutivo.Ne è convinto il senatore Giuseppe Caforio (Italia dei Valori) che in questa battaglia si è particolarmente impegnato, anche per la sua professione di tecnico ortopedico.
Le professioni interessate alla regolamentazione sono diverse - dai tecnici ortopedici ai terapisti della riabilitazione, dai terapisti occupazionali ai podologi e perfusionisti - e tutte attendevano regole per una maggiore tutela della professione, in particolare contro la concorrenza sleale degli 'abusivi', e per dare maggiori garanzie agli utenti.
Caforio ricorda che "l'iter della legge era stato, dopo un intenso lavoro, portato a termine e - spiega - speravamo tutti di arrivare ad una conclusione positiva".
Con la crisi di Governo tutto si è complicato, e ora "sembra non ci siano gli spazi per portare il testo in Consiglio dei ministri per la ratifica", dice Caforio, sottolineando che l'approvazione rientrerebbe nell'ordinaria amministrazione.
"Non vedo però la volontà politica", denuncia. "Affossare una legge che, con grandi sacrifici, era stata portata avanti - aggiunge il senatore - è grave e si fa un grande danno ai professionisti che l'aspettavano.
Anche perché significa riazzerare tutto, è come la tela di Penelope: si buttano all'aria anni di lavoro, visto che così decade la legge delega, che impegnava il Governo alla regolamentazione.
Per Caforio ha vinto il 'partito' di quanti, in questi anni, hanno ostacolato la regolamentazione, in particolare le professioni sanitarie tradizionali.
"Si è puntato su un grande equivoco - conclude - si è avuto paura di nuovi ordini professionali, cancellando così la possibilità di istituirli. Questo perché si identifica l'ordine con la lobby. Ma queste professioni non hanno mai fatto richieste di tariffe o altri privilegi che fanno pensare a interessi lobbistici.
Piuttosto pensano a una regolamentazione nell'interesse dell'utente e per garantire una concorrenza leale e per combattere l'abusivismo, oggi purtroppo presente su larga scala. La nostra battaglia è contro l'abusivismo e per la salute dei cittadini".
Pagina pubblicata il 21 febbraio 2008