Sanità/Lazio: Autodenuncia del primario che non lavora ma prende lo stipendio
La vicenda è inquietante e paradossale e rende l'idea di come la Regione Lazio gestisca i soldi pubblici e operi i tagli alla sanità.Chiuso il reparto di chirurgia maxillofacciale di villa Betania, il primario, professor Scopelliti, continua a ricevere regolarmente lo stipendio di 3.200 euro netti al mese da otto mesi. Ma non lo fanno lavorare.
A denunciarlo è il primario stesso che, come riportato dal Corriere della Sera, non sopporta più una umiliazione del genere "per oltre 8 mesi mi hanno costretto a timbrare il cartellino e rimanere 6 ore e 20 minuti con le braccia conserte".
Scopelliti non è uno qualunque nel suo campo. Il medico ha cinquant'anni e al suo attivo conta 40 missioni umanitarie nei paesi in via di sviluppo.
Vanta una grande esperienza, una professionalità e una fama che travalica i confini nazionali, è infatti l'unico italiano ad essere stato invitato come relatore al Congresso mondiale di malformazioni cranio-facciali, svoltosi nel maggio dello scorso anno.
Sulla vicenda Giulia Rodano (Idv), vicepresidente della commissione sanità del consiglio regionale, e Vincenzo Maruccio, capogruppo dell'Italia dei valori, hanno annunciato un'interrogazione.
Nella nota si chiede il motivo per cui la sanità laziale paghi un luminare per non lavorare e "Quale vantaggio economico ha avuto il servizio sanitario regionale dalla chiusura del reparto, se i costi del personale sono rimasti invariati? A parità di costi, l'unica differenza è che i cittadini hanno un servizio in meno".
Nel frattempo, oltre ai 500 pazienti già operati e ancora da seguire, si è creata una lista d'attesa di altre 350 persone che attendono un intervento.
Il professor Scopelliti in questo periodo è riuscito ad operare gratuitamente 21 pazienti, tra quelli più gravi, grazie ad un protocollo d'intesa tra Casa di Cura Sanatrix di Roma e la Fondazione Operation Smile Italia Onlus.