La terapia sostitutiva ormonale (TOS) può aumentare il rischio di carcinoma dell'ovaio
La terapia sostitutiva ormonale (TOS) è stata associata con un aumentato significativo del rischio di carcinoma dell'ovaio nelle donne in post menopausa, secondo un'estesa meta-analisi del the Collaborative Group on Epidemiological Studies of Ovarian Cancer.
I risultati dicono che il rischio di carcinoma dell'ovaio è maggiore in chi utilizza frequentemente la terapia ormonale, diminuisce dopo la sospensione della terapia e varia come tipo di tumore, suggerendo fortemente una relazione di causa con la terapia, scrivono i ricercatori.
Essi prevedono che se l'associazione è causale, si verificherà un ulteriore carcinoma dell'ovaio per ogni 1000 utenti tra le donne che assumono la terapia ormonale sostitutiva (TOS) per 5 anni, iniziando intorno ai 50 anni di età, e parlano di un'ulteriore morte per carcinoma dell'ovaio ogni 1700 utenti.
Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, 6 milioni di donne assumono la terapia ormonale sostitutiva (TOS), e un numero simile fa lo stesso nelle altre nazioni, le linee guida rispetto allla TOS fornite da the World Healt Organization, dall'Unione Europea, e dagli Stati Uniti non menzionano la possibilità di un aumento del rischio del carcinoma dell'ovaio. Le linee guida della Gran Bretagna affermano che il rischio di sviluppare il carcinoma dell'ovaio possa aumentare con l'uso a lungo termine.
La maggior parte degli studi che hanno esaminato un possibile legame tra la terapia ormonale sostitutiva e il rischio di carcinoma ovarico sono rimasti modesti e/o studi retrospettivi e molti sono rimasti non pubblicati. Pertanto per accedere ad un numero sufficiente per testare un'associazione controllando l'errore sistematico di memoria (recallbias), gli autori degli studi attuali hanno analizzato i dati pubblicati e non pubblicati dei singoli partecipanti raccolti dal 1998. Hanno riportato i risultati delle loro analisi in un articolo pubblicato online il 13 febbraio su Lancet.
L'analisi primaria include studi retrospettivi che hanno registrato quanto fosse recente l'uso della terapia ormonale sostitutiva, e per quanto tempo le donne avevano preso ormoni, fino a 4 anni dopo la sospensione della terapia. Per l'analisi della sensibilità, i ricercatori hanno considerato entrambi gli studi prospettici e retrospettivi.
Il team include 52 dei 58 studi epidemiologici identificati, compresi 17 studi prospettici e 35 retrospettivi. I pazienti partecipanti erano donne in post menopausa con carcinoma dell'ovaio e i pazienti di controllo erano donne in post menopausa senza carcinoma che avevano ancora le ovaie. I partecipanti sono stati abbinati secondo studi, età, indice di massa corporea e regolati per uguaglianze, uso di contraccettivi orali ed età in cui si è presentata la menopausa.
Nel complesso la meta-analisi comprende informazioni su 21,488 donne in post menopausa con carcinoma dell'ovaio.
Dei casi, 12,110 provenivano da studi prospettici e 6601 (il 55%) avevano continuato la terapia ormonale sostitutiva per un periodo di circa 6 anni con un anno di diagnosi media del 2001. Solo 2702, il 29% dei casi appartenenti agli studi retrospettivi, hanno usato la terapia ormonale sostitutiva, per una durata media di 4 anni, e l'anno medio di diagnosi era 1992.
I ricercatori hanno scoperto che le donne che usavano la terapia ormonale sostitutiva, anche per un breve periodo, avevano approssimativamente il 20% di probabilità in più di sviluppare il carcinoma dell'ovaio rispetto alle donne che non avevano mai usato la terapia ormonale sostitutiva (rischio relativo [RR] 1.20 [95% intervallo di confidenza (CI), 1.15 - 1.26; P < .0001] per studi prospettici; RR, 1.14 [95% CI, 1.10 - 1.19; P < .0001] per tutti gli studi).
Più recente la terapia, più grande il rischio. Negli studi prospettici, il rischio era maggiore tra le donne che stavano assumendo la terapia ormonale sostitutiva l'ultima volta che gli è stato chiesto. (RR, 1.41; 95% CI, 1.32 - 1.50; P < .0001). Questo innalzamento del rischio è presente anche tra le donne che hanno fatto uso della terapia ormonale per meno di 5 anni al momento della loro diagnosi (durata media 3 anni;RR, 1.43; 95% CI, 1.31 - 1.56; P < .0001).
Le donne che hanno interrotto recentemente la terapia ormonale sostitutiva pur rimanendo entro i 5 anni dall'ultimo utilizzo, al momento della loro diagnosi di cancro hanno un 23% di aumento del rischio relativo (95% CI, 1.09 - 1.37; P = .0006).
Più lungo è il tempo trascorso dall'ultimo utilizzo della terapia ormonale sostitutiva, minore è il rischio di cancro, sebbene aver utilizzato la terapia ormonale sostitutiva per almeno 5 anni (per una durata media di 9 anni) era ancora associato con il 10% di aumento del rischio relativo anche più di 5 anni dopo (tempo medio dall'ultimo utilizzo 10 anni);RR, 1.10; 95% CI, 1.01 - 1.20; P = .02). Le analisi di sensibilità erano in linea con i risultati degli studi prospettici.
Il rischio elevato è stato visto per i più diffusi tipi di cancro ovarico sieroso ed endometrioidi rispetto ai più rari mucinosi e a cellule chiare. Questa specificità per sottotipo di cancro sostiene la causalità dello stesso, scrivono i ricercatori.
L'aumento del rischio di carcinoma dell'ovaio è presente sia nella terapia ormonale sostitutiva con soli estrogeni, sia nelle combinazioni estro-progestiniche.
L'uso di alcol, il fumo, la massa corporea, l'utilizzo di contraccettivi orali, e l'età in cui si inizia la terapia ormonale sostitutiva, isterectomia, e storia familiare di tumore alla mammella o all'ovaio non vanno tenuti in conto per l'aumento del rischio.
Un limite dello studio è che non tiene conto delle dosi, che potrebbe essere un fattore importante in quanto si consiglia la dose minima, scrive Nicolas Wentzensen MD, PhD e BrittonTrabert, PhD, della Divisione di Epidemiologia dei Tumori e Genetica presso il National CancerInstitute in Bethesdanel Maryland, in un commento di accompagnamento.
Il Dottor Wentzensen e il Dottor Trabert rivedono l'associazione tra l'uso di estrogeni e cancro endometriale e l'aumento del rischio del tumore della mammella con l'uso di estrogeni-progesterone. Il Dottor Wentzensen e il Dottor Trabert sottolineano che decisioni regolatrici riguardanti la terapia ormonale sostitutiva e il cancro erano basate in gran parte sul trial Women's Health Initiative, il quale non ha considerato il carcinoma dell'ovaio, ed inoltre che gli studi osservazionali del carcinoma dell'ovaio, suggeriscono un aumento del rischio associato alla terapia ormonale sostitutiva a lungo termine.
I risultati della meta-analisi supportano l'aggiunta del cancro ovarico alla lista degli effetti indesiderati associati all'uso della terapia ormonale, scrivono il Dottor Wentzensen e il Dottor Trabert. Tuttavia avvertono che i risultati potrebbero non influenzare fortemente la valutazione del rischio del carcinoma dell'utero in quanto il carcinoma è molto più raro rispetto al tumore della mammella.
Evitare l'uso della terapia ormonale sostitutiva potrebbe ridurre la mortalità per carcinoma ovarico a causa del suo effetto su sottotipo sieroso, concludono.
Fonte: Lancet
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15 febbraio 2015