Farmaci antitiroidei in gravidanza. Ipertiroidismo
L'uso di farmaci antitiroidei dovrebbe essere evitato nel primo trimestre di gravidanza, per ridurre verosimilmente le malformazioni congenite. Questo è quanto emerge da uno studio danese.
Stine Linding Andersen e Peter Laurberg dell'Università di Aalborg hanno inviato una mail a Reuters Salute: "I medici che curano le giovani donne con farmaci antitiroidei dovrebbero essere consapevoli dell'importanza di una possibile gravidanza. E' indispensabile parlare con queste donne a proposito del fatto che l'eventuale gravidanza dovrebbe essere diagnosticata il prima possibile".
L'ipertiroidismo può avere effetti negativi sulle donne in stato di gravidanza e sullo sviluppo del feto, ma il trattamento con farmaci antitiroidei nel primo trimestre può causare delle malformazioni congenite. Le attuali linee guida incoraggiano l'uso del propiltiouracile (PTU) nel primo trimestre di gravidanza, per poi cambiare con il methimazolo/carbamizolo (MMI/CMZ) nella fase più avanzata.
L'equipe di Andersen ha usato i dati del Registro Danese delle nascinte, del Registro Nazionale Danese delle prescrizioni, e del Registro Nazionale Danese degli Ospedali, per esaminare la frequenza di malformazioni congenite, agranulocitosi (riduzione importante dei globuli bianchi) e tossicosi epatica associate all'uso di questi farmaci nella popolazione generale e nelle gestanti.
Di quasi 30.000 prescrizioni individuali di farmaci antitiroidei la maggior parte erano di MMI/CMZ (n=27,281) e molto meno di PTU (n=5,895).
Gli effetti collaterali legati al MMI nella popolazione generale era doppia di quelli comunemente dovuti al PTU, ma questo era dovuto anche al fatto che la prescrizione di MMI è quasi cinque volte quella di PTU come già riportato il 27 gennaio 2016 nel Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism.
La frequenza di agranulocitosi era significativamente più alta con il PTU (0.27%) che con il MMI/CMZ (0.11%, p=0.02), mentre la frequenza di tossicosi epatica non era significativamente differente.
L'agranulocitosi e la tossicosi epatica sono meno frequenti nelle gestanti che nella popolazione generale.
Settantacinque bambini avevano delle malformazioni associate con l'uso materno di farmaci antitiroidei su 2.206 gravidanze, un tasso di 340 casi/10,000 esposti).
"Noi dobbiamo avvisare le donne che assumono farmaci antitiroidei di comprare un test di gravidanza e tenerlo con se, costa pochi dollari, e di farlo quando ritengono che ci sia una possibilità di gravidanza. Se il test è positivo le donne dovrebbero contattare il loro endocrinologo e non prendere ulteriormente il farmaco prima di averci parlato".
"Se il medico ritiene che la donna sia in remissione dall'ipertiroidismo, non raccomandiamo che siano tenute sotto osservazione senza farmaci e che controllino settimanalmente il funzionamento della tiroide fino al secondo trimestre di gravidanza.
Se il farmaco antitiroideo viene considerato indispensabile nel primo trimestre di gravidanza noi raccomandiamo l'uso del propiltiouracile. Se la gravidanza è programmata bisogna provvedere a sostituire con questo farmaco prima della gravidanza stessa. Se il trattamento deve continuare dopo il primo trimestre il medico può continuare con il PTY".
Per concludere gli autori affermano:
"La gravidanza è un momento molto importante per l'endocrinologo all'inizio e per l'ostetrico alla fine. L'ipertiroidismo non trattato può complicare la gravidanza in maniera importante e dovrebbe essere attentamente trattato e controllato. E' necessario però prestare grande attenzione all'assunzione della terapia nel primo trimestre e valutare l'effettiva necessità di assunzione nel primo trimestre di gravidanza per ridurre il peso degli effetti collaterali di questi farmaci nella popolazione".
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