Ecco perché l'ascensore ci mette spesso a disagio
L'ascensore è probabilmente il mezzo di trasporto più utilizzato, milioni di persone scendono e salgono contemporaneamente ogni minuto e lo fanno molte volte al giorno. Ma c'è una reazione comune in molti, quella che appena saliti non si vede l'ora di scendere.
Una ricerca spiega questa mancanza di adattamento al mezzo, racconta perché quando premiamo il pulsante per portarlo al nostro piano, quella manciata di secondi di attesa ci rende taciturni, imbarazzati, annoiati e a volte preoccupati.
Lee Gray della University of North Carolina, autore della ricerca, definisce l'ascensore "un luogo interessante dal punto di vista sociologico, ma anche fonte di gravi disagi psicologici".
Secondo lo studio l'uso di questo tradizionale mezzo di trasporto produce due tipi di ansie.
La prima è di fatto un senso di disagio prodotto dall'eccessiva vicinanza con un altro utilizzatore. L'essere umano, a seconda delle circostanze è portato naturalmente ad assumere delle distanze.
Secondo La prossemica, la disciplina semiologica che indaga i gesti, il comportamento, lo spazio e le distanze all'interno di una comunicazione, sia verbale che non verbale, gli umani tendono ad osservare quattro zone interpersonali a seconda delle situazioni o delle persone con cui interagiscono.
Una distanza pubblica (oltre i 3,5 metri), quando si intrattengono per appunto delle pubbliche relazioni, quella sociale (1,2-3,5 metri) per comunicare tra conoscenti, quella personale (45-120 cm) per gli amici ed infine quella intima, che va da 0 a 45 cm.
Quello che spesso avviene in ascensore è che uno o più "compagni di viaggio" sconosciuti violino quello che è lo spazio vitale di un individuo.
Ad esempio alla distanza personale può essere ammesso solo un amico e non uno sconosciuto. Non parliamo dell'ansia che può produrre la violazione di quella intima quando, ad esempio, si è costretti in ascensore a stare spalla a spalla.
Su questa base la ricerca ha quindi studiato i comportamenti umani spiegando il perché le persone entrando in ascensore si dispongono secondo un ordine che sembra ormai codificato.
Due passeggeri si disporranno sempre agli angoli opposti, quando entra il terzo si formerà un triangolo, con il quarto un quadrato, e se entra il quinto andrà ad occupare lo spazio centrale del quadrato.
Gray spiega poi che durante l'ascesa o la discesa ogni occupante eviterà di guardare i suoi vicini negli occhi e cercherà un'occupazione, come leggere le avvertenze dell'uso, i divieti, o guardando l'orologio.
L'altro tipo di ansia a cui si va soggetti è un po' una variante della claustrofobia. Tutti quelli che ne soffrono avvertono una sensazione di malessere e di disagio nello stare in ascensore, che di fatto è una grande cassa, piuttosto stretta, attaccata a dei cavi, sospesa nel vuoto e che nessuno guida.
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