L'oggetto scarto I
ANORESSIA - L'oggetto scarto: parte I. Il soggetto abusato si sente un oggetto, addirittura uno scarto, e questa percezione altera profondamente i suoi rapporti con la sessualità. L'incontro col partner risulta spesso problematico. La difficoltà di dire aggrava il senso di colpa: ci si sente parte in causa.
Il ricorso al desiderio di perfezione dell'anoressica qui traduce un inadeguatezza ancora più radicale. Il corpo diviene l'aspetto di sé vulnerabile e traditore che predispone al tradimento, un corpo che attraverso il controllo del peso e del cibo viene modificato, mortificato, diviene meno visibile e decisamente poco attraente.
Così il controllo del proprio corpo equivale al controllo del contatto umano sessualizzato (Wonderlich). La capacità di costruire i confini del corpo, sono profondamente lesi nell'abuso.
Così abbiamo nell' la dismorfofobia anoressica. Qui il corpo diviene abnorme in quanto ricettacolo della colpa,della vergogna, della passività, dell'impotenza. Viene dunque colpita la capacità di entrare in contatto col corpo e di percepirne i segnali, di crearne i confini.
Dall'altra abbiamo l'impossibilità di costruire un riferimento nell'Altro, l'Altro è oggetto di vissuti ambivalenti: la paura e l'eccitazione, l'odio e l'amore. L'abuso a volte è venduto addirittura come un atto d'amore .Posizione che l'abusante utilizza e sfrutta per mettere in atto il suo potere.
Schiaccia la vittima da tutti i fronti. Questo amore viene contrabbandato come una forma di amore speciale, di accudimento speciale. L'esercizio del potere è rinforzato dall'ingiunzione del silenzio e dall'isolamento a cui votano i senzi di colpa.
Questa dimenzione mostruosa e ambigua dell'Altro ostacolai processi di idealizzazione, di rispecchiamento, indispensabili alla costruzione della autostima e dell'identità sessuata Va sottolineato che l'importanza del trauma non è nell'oggettività, ma dalla possibilità o meno di comprensione di quanto è accaduto.
E' l'impossibilità di comprendere il reale in gioco nel desiderio dell'adulto abusante, la difficoltà o l'impossibilità a tradurre in parole quanto è avvenuto In genere la repentinità del trauma elimina la possibilità di dare senso. Questo vale per qualsiasi trauma , dalla catastrofe naturale alle violenze umane. Questo evento con la sua irruenza improvvisa lede profondamente le capacità simboliche del soggetto.
Sono proprio queste ultime che permettono a ciascuno di essere nella propria storia, in un tempo che scorre, in uno spazio che è il posto del soggetto,le coordinate che distinguono il vero dal falso,il bene dal male sono annientate nell'istante del trauma.
Il tempo del trauma azzera ogni storia, è un bagliore che cancella ogni tempo, lascia senza punti di riferimento. Per i soggetti traumatizzati questo costituisce spesso l'unico ricordo . La particolarità dell'individuo sparisce nella totalità abolita dall'evento che lo sovrasta.
Abbiamo visto nei bambini la perdita di ogni capacità acquisite di linguaggio.. Il soggetto si eclissa. E' proprio questa la forma del sintomo anoressico-bulimico, non una metafora che rappresenta il soggetto nel sintomo nevrotico, nel senso di un significato rimosso, ma piuttosto un'identificazione monolitica nella quale il soggetto tende a scomparire.
Inoltre il venir meno della funzione protettiva di garanzia da parte dell'Altro determina che il corpo sia esposto ad un eccitamento che mischia il dolore col piacere senza barriere protettive. L'anoressia-bulimia esorcizza e ripete il godimento maligno.
Il sintomo anoressico è un modo di ritrovare il controllo del corpo in modo assoluto e totalizzante che abolisce ogni pericolo compreso quello che deriva dal fatto di essere sessuati, il corpo abolisce i caratteri secondari, le differenze soggettive, si cadaverizza Il no è abolito come funzione protettiva in quanto non ha avuto un posto logico al momento del trauma.
La scelta di isolamento pulsionale è dunque quanto rimane al soggetto per sopravvivere. Abbiamo dunque una difficoltà propria dei soggetti abusati di investire libidicamente il corpo. Il corpo che nell'abuso è stato il luogo della devastazione, dell'esercizio della pulsione di morte, non può essere vissuta nella forma di piacere soggettivato. Si moltiplicano i rituali di mortificazione del corpo, tagli, scorticamenti, pratiche auto-lesive, che nel mentre riducono il corpo a scarto, ripropongono l'orrore inflitto.
Nell'anoressia-bulimia il corpo, il corpo femminile, è rifiutato, cadaverizzato, annientato nella sua vitalità. Violentato dalle abbuffate e dal vomito provocato, depredato dall'abuso di lassativi. Si vede bene dunque come l'anoressia –bulimia possa soddisfare la spinta alla riduzione del corpo a puro scarto, eredità degli abusi infantili.
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Pagina aggiornata il 10 giugno 2009